Agli inizi dell' XI secolo, e precisamente attorno all'anno 1004, la nobile Murasaki Shikibu (973-1014?) scrisse il Genji Monogatari (La storia di Genji), considerato il massimo capolavoro della letteratura giapponese e il primo romanzo della letteratura mondiale. Quest'opera trova il suo contesto storico-culturale nella corte imperiale del periodo Heian (794-1185) e fa parte di una ricca e pregevole produzione letteraria e artistica che ruota in modo pressoché esclusivo attorno all'aristocrazia civile (i kuge) del tempo. Allo stesso tempo, il Genji Monogatari ci offre un quadro vivace e accurato della vita sociale e privata della nobiltà di corte, trascurando, tuttavia, tutto ciò che avveniva fuori dal mondo culturale aristocratico della Capitale, un mondo tanto colto e raffinato quanto elitario e circoscritto.
Le espressioni culturali più elevate del periodo si ebbero, infatti, all'interno del ridotto gruppo di nobili che componeva la società di corte di Heiankyo e viveva nel palazzo imperiale o nelle vicine residenze dell'aristocrazia. In questa èlite creativa, dove la cura per l'abbigliamento, per l'etichetta e per le arti determinava lo status e la reputazione di un individuo, le donne, ormai escluse dall'esercizio del potere politico, svolgevano un ruolo culturale rilevante. Infatti, secondo la divisione dei ruoli basata sulla differenza di genere, una delle originali concezioni del periodo Heian, mentre gli uomini erano assorbiti dagli impegni politici, l'ingegno femminile poteva rivolgersi alla scrittura e dominare così il mondo letterario, dando alla luce i primi capolavori in kana (ovvero in giapponese).
Non a caso, numerosi scritti di questo periodo, in genere nikki (diari) o monogatari (racconti, lunghi o brevi) furono scritti dalle dame di corte, tra le quali spicca, appunto, Murasaki Shikibu. Tuttavia, dell'autrice del Genji Monogarari sappiamo ben poco. Persino il suo nome è incerto: fu chiamata Shikibu perché figlia di un cortigiano di basso grado del Ministero dei Riti (shikibu), appartenente a un ramo minore dei Fujiwara. Il nome Murasaki, che significa "porpora", deriva invece da una delle protagoniste del romanzo, Murasaki no Ue. Sposatasi con un Fujiwara nel 999 ma rimasta vedova due anni dopo, Shikibu entrò a corte come dama di compagnia di Shoshi, una delle mogli dell'Imperatore Ichijo; si trovò così al centro di un brillante gruppo di donne appassionate di letteratura. In questo ambiente di dame esisteva naturalmente un'accesa rivalità che si manifestava nei frequenti intrighi politici di corte, in amore e nello sfoggio delle proprie abilità letterarie.
In questo contesto, Shikibu compose, nel primo decennio dell' XI secolo il Genji Monogatari, il suo capolavoro. L'opera, episodica e complessa, con un gran numero di personaggi, è divisa in 54 libri che narrano le vicende di Genji, un principe immaginario, e dei suoi discendenti. La storia è strutturata in modo tale che ciascun episodio che la compone possa essere goduto separatamente, pur facendo chiaramente parte di un tutto più grande. I primi due terzi descrivono la giovinezza e la maturità di Genji, il "principe splendente" della corte di Heian. Il resto, invece, descrive il mondo dopo la sua morte. Genji rappresenta il cortigiano ideale - figlio di un imperatore, musicista raffinato, poeta, pittore e ballerino- ma è soprattutto un grande seduttore, che vive molteplici storie d'amore, alcune fuggevoli e superficiali, altre durevoli profonde e sofferte, ma in ciascuna di queste storie dimostra quel tatto e quell'eleganza che si confanno all'ambiente di Corte.
Tuttavia, Shikibu Murasaki non si limita a fare il resoconto di una lunga serie di amori, o a descrivere l'aspetto superficiale della vita di Corte, ma offre anche un'accurata analisi psicologica dei personaggi che popolano il suo romanzo. Ma il Genji Monogatari è ancora più significativo se si pensa che costituisce il manifesto dei valori culturali dell'aristocrazia di Heian, valori esemplificati dalla stessa figura del principe Genji. Uno di questi è il miyabi, sorta di ideale estetico dell'eleganza, della raffinatezza e di quella cura nei modi, nelle parole e nei sentimenti volta a eliminare ogni grossolaneità e rozzezza. Un'altro ideale estetico che troviamo nell'opera di Shikibu è, poi, il mono no aware (letteralmente, tristezza delle cose), ovvero un senso di ansietà che nasce dalla consapevolezza della transitorietà e della precarietà di ogni cosa terrena. Tale percezione, di chiara matrice buddhista, divenne predominante nella fase conclusiva del periodo Heian (e soprattutto nel successivo periodo Kamakura), ma la troviamo già nel Genji Monogatari nel quale, attraverso la ricorrente metafora della fioritura dei ciliegi o la stessa immagine del protagonista, esprime l'dea che il culmine della vitalità e della bellezza coincida con l'inizio del suo decadimento e del suo declino.
venerdì 24 ottobre 2008
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