tag:blogger.com,1999:blog-23392189167402357042024-03-13T13:28:37.019+00:00NippoclioRifacendosi al termine nippon e al nome della musa della storia, questo piccolo blog si propone di fornire informazioni esaurienti sulla storia e la cultura giapponese. Il blog vuole anche essere un punto di discussione e di scambio culturale su questa realtà, apparentemente misteriosa ma sicuramente affascinante, che è il Giappone.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.comBlogger42125tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-76522022705855848542010-09-22T16:28:00.415+01:002010-09-25T12:28:35.441+01:00Il periodo Kamakura 鎌倉時代 (1185-1333)<div style="text-align: left;"><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJy4MHat4ZI/AAAAAAAAAiI/Vo_6NFvgRFU/s1600/Immagine+225.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJy4MHat4ZI/AAAAAAAAAiI/Vo_6NFvgRFU/s200/Immagine+225.jpg" width="200" /></a>La conquista del potere politico del Giappone da parte di <b>Minamoto no Yoritomo</b>, in seguito alla vittoria riportata sul <b>clan Taira</b> nella <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/il-periodo-heian-794-11853.html">guerra Genpei</a> (1180-1185), segnò il definitivo passaggio del Giappone al feudalesimo. Infatti, a partire dal 1185, si assiste alla nascita di un nuovo centro di potere, alternativo alla Corte imperiale e con un assetto politico propriamente feudale. Si tratta del cosiddetto <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/02/lo-shogunato-minamoto.html">"bakufu di Kamakura"</a>, un governo militare fondato sullo stretto <b>rapporto signore-vassallo</b> che intercorreva tra il clan Minamoto e alcune famiglie del Kanto, che nella precedente campagna militare contro i Taira avevano aderito alla causa di Yoritomo: in cambio della loro fedeltà incondizionata e personale ai Minamoto, queste famiglie ottenevano incarichi amministrativi (<i>jito</i>) e militari (<i>shugo</i>) in varie tenute del Paese, nonchè il diritto di proprietà sulle terre confiscate ai nemici e ai cavalieri di dubbia lealtà. </div><div style="text-align: left;"><br />
</div><div style="text-align: left;">In questo modo, Yoritomo poteva contare, oltre che su una forte base economica personale, anche su una vasta rete di controllo, fatta di uomini fidati (<i>i gokenin</i>) sparsi per tutto il Giappone. Per di più, egli godeva di un vasto potere politico, garantito e legittimato dalla stessa Corte imperiale di Kyoto, la quale riconosceva il nuovo governo di Kamakura, conferendo a Yoritomo la carica di <i>sotsuibushi</i> (capo della polizia militare) nel 1185, quelle di <i>soshugo</i> (capo dei governatori militari) e di <i>sojito</i> (capo degli intendenti terrieri militari) nel 1190 e, infine, quella in assoluto più alta di <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/02/il-titolo-di-shogun.html">shogun</a><b> </b>nel 1192. Allo stesso tempo, Yoritomo e i suoi sucessori si impegnavano a riconoscere l'istituzione imperiale quale unica fonte di legittimazione del potere politico e a convivere con essa in una sorta di <b>"governo duale"</b>, anche se, di fatto, la Corte di Kyoto andava via via perdendo competenze e proprietà terriere a favore del governo militare instaurato da Yoritomo.</div><div style="text-align: left;"><br />
</div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJy7-5lOh1I/AAAAAAAAAiM/MF0L1lhv4U4/s1600/hojo+masako.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJy7-5lOh1I/AAAAAAAAAiM/MF0L1lhv4U4/s200/hojo+masako.jpg" width="197" /></a>Tuttavia, il bakufu di Kamakura, sebbene all'inizio si fosse rilevato piuttosto efficace, fu messo a dura prova da due grandi crisi che lo colpirono durante il suo secolo e mezzo di vita e che ne segnarono, sia pure indirettamente, la fine. La prima di queste crisi fu determinata dalla <b>scomparsa della stirpe degli shogun Minamoto</b>. Infatti, dopo la morte di Yoritomo nel 1199, i discendenti diretti di quest'ultimo non riuscirono a gestirne l'eredità e vennero presto rimpiazzati dagli <b>Hojo</b>. Questa famaiglia, in passato tutrice di Yoritomo, riuscì quindi a subentrare nel governo del Giappone sotto la guida di <b>Hojo Masako</b> (1157-1225), moglie di Yoritomo, e di suo padre <b>Hojo Tokimasa</b> (1138-1215), il quale nel 1203 assunse per primo la carica di <i>shikken</i>, ovvero di reggente dello shogun. Da questo momento, gli Hojo riuscirono a governre da dietro le quinte il bakufu di Kamakura, mentre la carica di shogun finì per assumere un valore puramente simbolico.</div><div style="text-align: left;"><br />
</div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div>L'altra grande crisi di questo periodo era invece rappresentata da una grave minaccia esterna:<b> i tentativi di invasione dei mongoli del 1274 e del 1281</b>. Infatti, mentre il Giappone stava vivendo un periodo di pace e di stabilità interna sotto la guida degli Hojo, nel continente asiatico, sul finire del XIII secolo, i capi mongoli stavano dando vita al più esteso impero della storia mondiale. Dopo aver conquistato la Corea e soffocato gli ultimi focolai di resistenza in Cina, l'imperatore mongolo <b>Qubilay Qan</b>, vista respinta dal bakufu di Kamakura la richiesta di sottomissione alla sua autorità, inviò in Giappone una spedizione navale che raggiunse le coste settentrionali del Kyushu nel 1274. Tuttavia, prima ancora che vi fossero scontri decisivi, un tifone provocò igenti danni alla flotta nemica costringendola alla ritirata. Un cosa analoga avvenne nel 1281: una nuova invasione mongola, ancora più poderosa della prima, fu vanificata ancora una volta da un tifone improvviso.</div><div style="text-align: left;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJy_PumqkKI/AAAAAAAAAiQ/aWODjkOMeVM/s1600/invasione+mongolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="144" src="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJy_PumqkKI/AAAAAAAAAiQ/aWODjkOMeVM/s320/invasione+mongolo.jpg" width="320" /></a></div>Sebbene la minaccia di un'occupazione straniera fosse stata sventata dal "provvidenziale" tifone, soprannominato non a caso<b> </b><a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/02/quando-si-parla-di-kamikaze.html">kamikaze</a> (vento divino), gli ingenti preparativi di difesa per fronteggiare le due invasioni mongole (ed eventuali attacchi successivi) avevano inciso molto sulle finanze del bakufu, così come sulle energie umane dei giapponesi. Per di più, la guerra contro gli inavsori non aveva lasciato ai vincitori alcun bottino da spartire. Tutto ciò fomentò il forte malcontento di quanti avevano affrontato spese, sacrifici e perdite ingenti per la difesa del Paese, senza ricevere tra l'atro risarcimenti dal bakufu, che si era così dimostrato impotente e inefficiente. Questo clima di generale ostilità verso gli Hojo fu alimentato a sua volta dal risentimeno che molti cavalieri proviciali nutrivano verso il lungo dominio di questa famiglia; esso avrebbe quindi determinato la fine del bakufu di Kamakura e, al contempo, l'inizio di uno nuovo shogunato con sede a <b>Muromachi</b> e posto sotto la leadership di un nuovo clan emergente: quello degli <b>Ashikaga</b>.</div>Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-70987670471938244002009-09-22T18:58:00.034+01:002009-09-24T08:04:03.740+01:00Tensho ken-O shonen shisetsu 天正遣欧少年使節<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SroQR1GI2AI/AAAAAAAAAb8/i3FBLNYiyzc/s1600-h/Prima+ambasciata+giapponese+in+Europa.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 257px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SroQR1GI2AI/AAAAAAAAAb8/i3FBLNYiyzc/s320/Prima+ambasciata+giapponese+in+Europa.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5384634202971494402" border="0" /></a><br />Durante la seconda metà del XVI secolo, il Giappone stava vivendo una trasformazione epocale: la divisione territoriale e l'anarchia militare che lo caratterizzavano fin dalla guerra Onin (1447-1477) stavano lasciando il posto alla riappacificazione e alla riunificazione del Paese sotto un unico legittimo centro di potere. Il primo fautore di questo processo fu il signore della guerra (<span style="font-style: italic;">daimyo</span>) <span style="font-weight: bold;">Oda </span><span style="font-weight: bold;">Nobunaga</span><span style="font-weight: bold;"> </span>(1534-1582) che già dal 1568, anno in cui fece il suo ingresso trionfale a Kyoto, era di fatto l'uomo più potente del Giappone. Allo scopo di estendere il suo potere e limitare al contempo quello dei suoi nemici, Nobunaga, tra l'altro, protesse e favorì la <span style="font-weight: bold;">Compagnia di Gesù</span> e la recente Cristianità giapponese da lei promossa. I gesuiti, presenti nell'arcipelago fin dal 1549 a fianco dei mercanti portoghesi, ai quali era "riservato" il commercio in Giappone (in base al <span style="font-weight: bold;">Trattato di </span><span style="font-weight: bold;">Tordesillas</span><span style="font-weight: bold;"> del 1494</span>), detenevano inoltre una sorta di monopolio per la conversione cattolica di quel paese. E' in un tale clima che ebbe origine un fatto oggi poco conosciuto: mi riferisco alla <span style="font-weight: bold;">prima missione diplomatica giapponese in Europa</span>; in questo articolo ne illustrerò sinteticamente le cause, i protagonisti, e lo svolgimento complessivo.<br /><br />Innanzi tutto, questa ambasceria fu voluta e organizzata dal gesuita italiano <span style="font-weight: bold;">Alessandro </span><span style="font-weight: bold;">Valignano</span> (1539-1606), presente in Giappone fin dal 1579 in qualità di Visitatore delle Indie Orientali, al fine di raggiungere scopi ben precisi. In primo luogo, il missionario voleva inviare legati giapponesi in Europa per porre fine al diffuso scetticismo dei giapponesi, i quali credevano che i gesuiti affrontassero grandi insidie per arrivare in un paese povero, pericoloso e potenzialmente ostile come il loro, principalmente per sfuggire a una realtà europea che doveva essere perfino peggiore; il Valignano intendeva perciò far toccare con mano ai giapponesi lo splendore del Vecchio Continente e dimostrare loro che esso non aveva nulla da invidiare (anzi!) al Giappone. In secondo luogo, la delegazione doveva alzare le quotazioni dei gesuiti presso il papa, ponendo davanti agli occhi del pontefice dei nuovi convertiti provenienti da terre lontane proprio in un periodo in cui buona parte dell'Europa era passata alla causa protestante. Di conseguenza, il Valignano si aspettava dalla corte romana sostanziali aiuti finanziari per le missioni gesuitiche e, cosa ancora più importante, un breve papale che rinnovasse il monopolio della Compagnia in Giappone.<br /><br />L'ambasceria è anche conosciuta in giapponese come <span style="font-weight: bold;">Tensho</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">shonen</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">shisetsu</span>; essa deve il suo nome al periodo in cui ebbe luogo (l'<span style="font-weight: bold;">era </span><span style="font-weight: bold;">Tensho</span>, appunto: tra il 1573 e il 1591) e alla giovane età degli "ambasciatori" (<span style="font-style: italic;">shonen</span><span style="font-style: italic;"> </span><span style="font-style: italic;">shisetsu</span>) o alla loro destinazione, l'Europa (<span style="font-style: italic;">ken</span><span style="font-style: italic;">-O </span><span style="font-style: italic;">shisetsu</span>). In particolare, i legati designati per questa missione diplomatica erano quattro giovani nobili del Kyushu, inviati come rappresentanti di alcuni signori locali noti per essere grandi protettori dei cristiani: i due inviati ufficiali erano <span style="font-weight: bold;">Ito</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">Mancio</span> (in rappresentanza di Otomo Yoshishige Sorin, <span style="font-style: italic;">daimyo </span>di Bungo) e<span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">Chijiwa</span><span style="font-weight: bold;"> Michele</span> (in rappresentazanza del <span style="font-style: italic;">daimyo</span> di Omura, Sumitada, e di quello di Harima, Harunobu); a loro erano poi stati affiancati <span style="font-weight: bold;">Hara Martino</span> e <span style="font-weight: bold;">Nakaura</span><span style="font-weight: bold;"> Giuliano</span>. Questi legati, tutti molto giovani (Michele Chijiwa, il più anziano, aveva quindici anni il giorno della partenza) salparono da Nagasaki il <span style="font-weight: bold;">20 febbraio 1582</span>, accompagnati dallo stesso Valignano (che tuttavia si sarebbe fermato a Goa per ricoprirvi il ruolo di Provinciale dell'India), dal padre Diego Mesquita (che sarà il loro mentore per tutto il viaggio), dal padre Nuno Rodrigues, da fratel Jorge Loyola e da pochi altri.<br /><br />Dopo un viaggio lungo, faticoso e non privo di insidie, il gruppo giunse finalmente a Lisbona nell'<span style="font-weight: bold;">agosto 1584</span>. Nei primi giorni di quella "avventura Europea", che non a caso doveva toccare esclusivamente la parte cattolica del Continente (Portogallo, Spagna e stati italiani), tutto si svolse secondo i piani del Valignano: i nobili giapponesi vennero "guidati" soprattutto in chiese, santuari, seminari e in visite a prelati, così da poter portare in Giappone una testimonianza edificante della Cristianità occidentale. Tuttavia, la missione diplomatica ebbe subito una svolta non prevista dal Visitatore: non appena fu al corrente del loro arrivo, <span style="font-weight: bold;">Papa Gregorio XIII</span> decise di trattare e considerare i quattro giovani come veri e propri "ambasciatori", accordando loro onori, come il Concistoro pubblico, riservati di solito ai diplomatici più illustri e accreditati. L'esempio del Papa fu naturalmente seguito dagli altri sovrani, <span style="font-weight: bold;">Filippo II</span> in testa, che fecero a gara nel primeggiare in dimostrazioni di onori. A ciò si aggiunsero poi la curiosità e l'entusiasmo popolare per questi "strani" personaggi il cui solo aspetto (per non parlare dell'atteggiamento, dei doni e delle abitudini) non poteva che suscitare l'interesse generale.<br /><br />Dopo essere stati quindi ricevuti festosamente nell principali corti dell'Europa mediterranea, specialmete quelle italiane, i quattro nobili giapponesi intrapresero il <span style="font-weight: bold;">13 aprile 1586</span> il lungo viaggio di ritorno: dopo una sosta altrettanto interminabile a Goa dove li attendeva il Valignano, giunsero insieme a lui a Nagasaki solo nel <span style="font-weight: bold;">1590</span>. Nel frattempo, la situazione nell'arcipelago era notevolmente cambiata per la minoranza cattolica: morto Nobunaga, il nuovo signore del Giappone, <span style="font-weight: bold;">Toyotomi</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">Hideyoshi</span> (1536-1598), inizialmente favorevole alla Compagnia, aveva finito per guardarla con sospetto, tanto da emanare contro di essa un <span style="font-weight: bold;">editto di espulsione in cinque punti</span> (25 luglio 1587); la situazione per i gesuiti era poi aggravata dalla fine del loro monopolio, infranto dall'arrivo degli ordini religiosi legati alla corona spagnola (francescani e domenicani), in seguito alla riunificazione di quest'ultima con quella portoghese operata da Filippo II; per di più, gli scontri dei gesuiti con i francescani e i domenicani sul metodo di evangelizzazione aveva irritato ulteriormente i giapponesi. Non stupisce quindi che l'ambasceria non avesse alla fine raggiunto l'obbiettivo tanto sperato dal Valignano: la testimonianza dei giovani ambasciatori non ebbe praticamene alcuna rilevanza in Giappone. In compenso però, la missione diplomatica aveva portato a un esito insperato e inatteso: aveva fatto conoscere all'Europa, e in particolare all'Italia, un mondo fino ad allora considerato dai più solo come il mitico<span style="font-weight: bold;"> </span>Cipangu<span style="font-weight: bold;"> </span>di<span style="font-weight: bold;"> Marco Polo</span>.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-60988235373875022332008-12-05T20:45:00.018+00:002008-12-07T09:00:58.456+00:00Taira Kiyomori 平 清盛<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STnIBrMm7JI/AAAAAAAAAKk/l-vRBCpNHBs/s1600-h/tadamori.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 135px; height: 200px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STnIBrMm7JI/AAAAAAAAAKk/l-vRBCpNHBs/s200/tadamori.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5276468369542278290" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold;">Taira no Kiyomori</span> (1118-1181) è un noto samurai del XII secolo, che negli ultimi anni del <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/il-periodo-heian-794-11851.html">periodo Heian</a> (794-1185) dominò la scena politica giapponese alla guida di un potente clan militare dell'epoca, i <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/il-periodo-heian-794-11853.html">Taira</a>. Suo padre <span style="font-weight: bold;">Tadamori </span>(1096-1153) aveva servito la Corte imperiale sottomettendo nel 1129 i pirati delle coste sud orientali; egli aveva inoltre permesso l'ascesa dei Taira nella Capitale a partire da un curioso incidente: mentre prestava servizio di guardia a palazzo, arrestò un vecchio lampionaio che aveva allarmato l'Imperatore; così facendo, Tadamori si era ingraziato quest'ultimo che gli donò la sua concubina preferita come segno di riconoscenza per averlo tranquillizzato. Dall'unione con la dama nacque Kiyomori, il quale, una volta adulto, si sarebbe vantato di avere sangue imperiale nelle vene.<br /><br />In seguito alla morte di Tadamori, avvenuta nel 1153, Kiyomori gli successe nella guida del clan e si adoperò a rafforzare ulteriormente il potere dei Taira. A tale scopo, approfittò dei disordini provocati da alcune <span style="font-weight: bold;">sette buddhiste</span>, come la <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/le-scuole-buddhiste-del-periodo-heian.html">Tendai</a>, le cui schiere di monaci-guerrieri (<span style="font-weight: bold;">sohei</span>), armati di <span style="font-style: italic;">naginata</span>, minacciavano la Capitale. Si trattava in pratica di congregazioni monastiche che, divenute estremamente potenti attraverso l'acquisizione di proprietà private (<span style="font-weight: bold;">shoen</span>), erano in continua lotta tra loro per incrementare terre e prestigio, non esitando a far sentire la loro forza religiosa e militare alla stessa Corte. Per propiziarsi il favore dell'Imperatore, Kiyomori pensò bene quindi di intervenire contro di loro: nel 1164, attaccò dei monaci che stavano causando disordini e colpì con una freccia il grande reliquario mobile che stavano trasportando. A questo si aggiunsero altri assalti a istituzioni religiose (come il <span style="font-style: italic;">Todaji di Nara</span>) che vennero da lui distrutte e saccheggiate. Con un Tale ricorso al dispotismo e alla violenza Kiyomori poté ricevere rispetto e cariche, nonché la possibilità di occuparsi della politica interna dell'Imperatore e del governo.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STnHsc8o4cI/AAAAAAAAAKc/CKwsfRy0sIw/s1600-h/Taira-noKiyomori2.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 332px; height: 158px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STnHsc8o4cI/AAAAAAAAAKc/CKwsfRy0sIw/s320/Taira-noKiyomori2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5276468004939948482" border="0" /></a>In questo modo, Kiyomori entrò però in contrasto con la famiglia <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/legemonia-dei-fujiwara.html">Fujiwara</a> (allora piuttosto influente a Corte) e col clan militare dei <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/il-periodo-heian-794-11853.html">Minamoto</a>, che la sosteneva. L'opposizione politica finì per sfociare, nel 1156, nella guerra civile nota come <span style="font-weight: bold;">Hogen no ran</span>, cioè rivolta dell'era Hogen (1156-1158), nata da una disputa per la successione tra l'<span style="font-style: italic;">Imperatore in ritiro Sutoku</span> e l'<span style="font-style: italic;">Imperatore regnante Go Shirakawa</span>. Fu il primo scontro tra i Taira e i Mianmoto, rispettivamente sostenitori di Shirakawa e di Sutoku; alla fine, Kiyomori ne uscì vincitore, grazie in particolare all'appoggio di <span style="font-weight: bold;">Yoshitomo</span>, un membro di spicco dei Mianamoto che era passato dalla sua parte. Tuttavia, Yoshitomo, in seguito alla morte di suo padre e di suo fratello, combattenti nei ranghi opposti, non poté fare a meno di seguire la norma morale secondo cui "un uomo non può vivere sotto lo stesso tetto degli uccisori di suo padre": nel 1159, guidò quindi i Minamoto e i Fujiwara superstiti contro le truppe dei Taira radunate nella capitale (<span style="font-weight: bold;">Rivolta Heiji</span>), ma venne sconfitto e ucciso nel 1160. Seguirono poi molte esecuzioni capitali che decimarono il clan Minamoto, anche se Kiyomori, in contrasto con la sua spietatezza e con le consuetudini dell'epoca, risparmiò l'intera prole di Yoshitomo, probabilmente spinto dalle suppliche di una concubina del ribelle, <span style="font-style: italic;">Tokiwa</span>.<br /><br />Uscito vittorioso dalle rivolta Hogen e da quella Heiji, Kiyomori esercitò sulla corte un dominio incontrastato per circa un ventennio detto <span style="font-weight: bold;">periodo Rokuhara</span> (1160-1180), che prende il nome dall'omonima residenza, sede del quartier generale dei Taira nella Capitale. In questo periodo, i Taira rimpiazzarono i Fujiwara nel ruolo di reggenti imperiali, occupando la gerarchia di Corte e facendosi attribuire cariche e terre nelle province. Come avevano fatto i Fujiwara prima di lui, Kiyomori volle stabilire uno stretto legame con la dinastia imperiale attraverso il <span style="font-weight: bold;">matrimonio politico</span>, facendo sposare per esempio sua figlia a un membro della casa regnante nella speranza che nascesse un imperatore Taira. Così, nel 1180 pose sul trono il nipotino di soli due anni <span style="font-weight: bold;">Antoku</span> (1178-1185). Ma, diversamente dai Fujiwara, i Taira non erano una famiglia dell'aristocrazia civile (i <span style="font-weight: bold;">kuge</span>) dedita allo sfarzo e al cerimoniale di Corte, ma facevano parte dell'aristocrazia guerriera provinciale (i <span style="font-weight: bold;">buke</span>); erano insomma un clan di <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/lascesa-della-classe-guerriera.html">samurai</a>, che fondava il suo potere sull'uso della forza e sul rispetto della <span style="font-style: italic;">"Via del Cavallo e dell'Arco"</span>, una sorta di codice etico morale del guerriero.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STnMVdtLP3I/AAAAAAAAAKs/6FkskMujRxE/s1600-h/dannoura.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 206px; height: 102px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STnMVdtLP3I/AAAAAAAAAKs/6FkskMujRxE/s200/dannoura.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5276473107564674930" border="0" /></a>Tuttavia, insediandosi a Heianko e formando a tutti gli effetti un nuovo gruppo di cortigiani, Kiyomori finì per perdere il sostegno militare delle province e si allontanò dalla tradizione marziale delle campagne; inoltre, il dispotismo cui faceva ricorso per difendere la posizione raggiunta a Corte, suscitò il malcontento generale, anche tra coloro che erano stati inizialmente suoi alleati. Fu quindi facile per <span style="font-weight: bold;">Minamoto no Yoritomo</span> (1147-1199), uno dei figli di Yoshitomo scampati alla morte dopo la rivolta Heiji, sostenere la causa del <span style="font-style: italic;">principe ribelle Mochihito</span>, e divenire il capo di una vasta coalizione samurai anti-Taira che guidò contro Kiyomori dalle province orientali. Scoppiò così la <span style="font-weight: bold;">guerra Genpei</span> (1180-1185), conclusasi con la cacciata dei Taira dalla Capitale e la loro distruzione nella <span style="font-weight: bold;">battaglia navale di Dannoura</span> (tra gli altri vi perse la vita l'imperatore bambino Antoku). Tramontava così per sempre il clan di Kiyomori, il quale morì di febbre nel 1181 a solo un anno dallo scoppio del conflitto.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-72576832398052326222008-10-24T16:31:00.014+01:002008-10-24T22:33:37.879+01:00Il mondo letterario del Genji Monogatari 源氏物語Agli inizi dell' XI secolo, e precisamente attorno all'anno 1004, la nobile <span style="font-weight: bold;">Murasaki Shikibu</span><span style="font-weight: bold;"> </span>(973-1014?) scrisse il <span style="font-weight: bold;">Genji Monogatari</span> (La storia di Genji), considerato il massimo capolavoro della letteratura giapponese e il primo romanzo della letteratura mondiale. Quest'opera trova il suo contesto storico-culturale nella corte imperiale del <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/il-periodo-heian-794-11851.html">periodo Heian</a> (794-1185) e fa parte di una ricca e pregevole produzione letteraria e artistica che ruota in modo pressoché esclusivo attorno all'<span style="font-weight: bold;">aristocrazia civile</span> (i<span style="font-style: italic;"> kuge</span>) del tempo. Allo stesso tempo, il Genji Monogatari ci offre un quadro vivace e accurato della vita sociale e privata della nobiltà di corte, trascurando, tuttavia, tutto ciò che avveniva fuori dal mondo culturale aristocratico della Capitale, un mondo tanto colto e raffinato quanto elitario e circoscritto.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SQI8cZoRFlI/AAAAAAAAAIM/Yi5F83Bcv8c/s1600-h/donne+heian.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 209px; height: 124px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SQI8cZoRFlI/AAAAAAAAAIM/Yi5F83Bcv8c/s200/donne+heian.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5260833773335942738" border="0" /></a>Le espressioni culturali più elevate del periodo si ebbero, infatti, all'interno del ridotto gruppo di nobili che componeva la <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/il-periodo-heian-794-11852.html">società di corte di Heiankyo</a> e viveva nel palazzo imperiale o nelle vicine residenze dell'aristocrazia. In questa èlite creativa, dove la cura per l'abbigliamento, per l'etichetta e per le arti determinava lo status e la reputazione di un individuo, le <span style="font-weight: bold;">donne</span>, ormai escluse dall'esercizio del potere politico, svolgevano un ruolo culturale rilevante. Infatti, secondo la <span style="font-weight: bold;">divisione dei ruoli basata sulla differenza di genere</span>, una delle originali concezioni del periodo Heian, mentre gli uomini erano assorbiti dagli impegni politici, l'ingegno femminile poteva rivolgersi alla scrittura e dominare così il mondo letterario, dando alla luce i primi capolavori in <span style="font-style: italic;">kana</span> (ovvero in giapponese).<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SQI8o8eW2GI/AAAAAAAAAIU/wz8ISiabw2Q/s1600-h/murasaki_shikibu.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 145px; height: 205px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SQI8o8eW2GI/AAAAAAAAAIU/wz8ISiabw2Q/s200/murasaki_shikibu.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5260833988848048226" border="0" /></a>Non a caso, numerosi scritti di questo periodo, in genere <span style="font-weight: bold;">nikki</span> (diari) o <span style="font-weight: bold;">monogatari</span> (racconti, lunghi o brevi) furono scritti dalle dame di corte, tra le quali spicca, appunto, <span style="font-weight: bold;">Murasaki Shikibu</span>. Tuttavia, dell'autrice del Genji Monogarari sappiamo ben poco. Persino il suo nome è incerto: fu chiamata Shikibu perché figlia di un cortigiano di basso grado del Ministero dei Riti (<span style="font-style: italic;">shikibu</span>), appartenente a un ramo minore dei <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/legemonia-dei-fujiwara.html">Fujiwara</a>. Il nome Murasaki, che significa "porpora", deriva invece da una delle protagoniste del romanzo, <span style="font-style: italic;">Murasaki no Ue</span>. Sposatasi con un Fujiwara nel 999 ma rimasta vedova due anni dopo, Shikibu entrò a corte come dama di compagnia di <span style="font-style: italic;">Shoshi</span>, una delle mogli dell'<span style="font-style: italic;">Imperatore Ichijo</span>; si trovò così al centro di un brillante gruppo di donne appassionate di letteratura. In questo ambiente di dame esisteva naturalmente un'accesa rivalità che si manifestava nei frequenti intrighi politici di corte, in amore e nello sfoggio delle proprie abilità letterarie.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SQI83Mxmt6I/AAAAAAAAAIc/gKZK9sxW970/s1600-h/jenji.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 179px; height: 208px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SQI83Mxmt6I/AAAAAAAAAIc/gKZK9sxW970/s200/jenji.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5260834233741916066" border="0" /></a>In questo contesto, Shikibu compose, nel primo decennio dell' XI secolo il Genji Monogatari, il suo capolavoro. L'opera, episodica e complessa, con un gran numero di personaggi, è divisa in 54 libri che narrano le vicende di <span style="font-weight: bold;">Genji</span>, un principe immaginario, e dei suoi discendenti. La storia è strutturata in modo tale che ciascun episodio che la compone possa essere goduto separatamente, pur facendo chiaramente parte di un tutto più grande. I primi due terzi descrivono la giovinezza e la maturità di <span style="font-style: italic;">Genji, il "principe splendente"</span> della corte di Heian. Il resto, invece, descrive il mondo dopo la sua morte. Genji rappresenta il <span style="font-weight: bold;">cortigiano ideale</span> - figlio di un imperatore, musicista raffinato, poeta, pittore e ballerino- ma è soprattutto un <span style="font-weight: bold;">grande seduttore</span>, che vive molteplici storie d'amore, alcune fuggevoli e superficiali, altre durevoli profonde e sofferte, ma in ciascuna di queste storie dimostra quel tatto e quell'eleganza che si confanno all'ambiente di Corte.<br /><br />Tuttavia, Shikibu Murasaki non si limita a fare il resoconto di una lunga serie di amori, o a descrivere l'aspetto superficiale della vita di Corte, ma offre anche un'accurata analisi psicologica dei personaggi che popolano il suo romanzo. Ma il Genji Monogatari è ancora più significativo se si pensa che costituisce il <span style="font-weight: bold;">manifesto dei valori culturali dell'aristocrazia di Heian</span>, valori esemplificati dalla stessa figura del principe Genji. Uno di questi è il <span style="font-weight: bold;">miyabi</span>, sorta di ideale estetico dell'eleganza, della raffinatezza e di quella cura nei modi, nelle parole e nei sentimenti volta a eliminare ogni grossolaneità e rozzezza. Un'altro ideale estetico che troviamo nell'opera di Shikibu è, poi, il <span style="font-weight: bold;">mono no aware</span> (letteralmente, tristezza delle cose), ovvero un senso di ansietà che nasce dalla consapevolezza della transitorietà e della precarietà di ogni cosa terrena. Tale percezione, di chiara matrice buddhista, divenne predominante nella fase conclusiva del periodo Heian (e soprattutto nel successivo periodo Kamakura), ma la troviamo già nel Genji Monogatari nel quale, attraverso la ricorrente metafora della fioritura dei ciliegi o la stessa immagine del protagonista, esprime l'dea che il culmine della vitalità e della bellezza coincida con l'inizio del suo decadimento e del suo declino.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-29906496078602807002008-08-19T12:23:00.013+01:002008-12-06T10:19:53.172+00:00Il periodo Heian 平安時代 (794-1185)3Durante la seconda metà del XII secolo, in Giappone si concretizzò il processo di trasferimento del potere dalla Corte e dall'aristocrazia civile (i <span style="font-weight: bold;">kuge</span>) alla classe militare, o samuraica, forgiatasi attorno alle grandi casate guerriere (i <span style="font-weight: bold;">buke</span>) che avevano consolidato potere nelle province. Discendenti dai rami collaterali di alcune prestigiose famiglie della Capitale o della stessa dinastia imperiale, i <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/lascesa-della-classe-guerriera.html">buke</a> fecero sentire il loro peso politico e militare nel momento in cui vennero coinvolti nelle dispute per la successione imperiale; da una di queste dispute era infatti scoppiata una guerra civile nota come <span style="font-weight: bold;">Hogen no ran</span>, cioè rivolta dell'era Hogen (<span style="font-weight: bold;">1156-1158</span>), che vide contrapporsi sui campi di battaglia due clan militari delle province rivali, i <span style="font-weight: bold;">Taira</span> e i <span style="font-weight: bold;">Minamoto</span>, rispettivamente sostenitori dell'<span style="font-style: italic;">Imperatore Go Shirakawa</span> e dell'<span style="font-style: italic;">Imperatore in ritiro Sutoku</span>. I primi (noti anche come<span style="font-style: italic;"> Heishi</span> o <span style="font-style: italic;">Heike</span>) discendevano dal figlio dell'<a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc3.html">Imperatore Kanmu</a> e avevano stabilito un potere personale nelle regioni del Mare Interno, a ovest, mentre l'altro clan, quello dei Minamoto (o <span style="font-style: italic;">Genji</span>), creato nell'814 dall'<span style="font-style: italic;">Imperatore Saga</span>, aveva la propria sede nella regione del Kanto, a est.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SKrceUVu42I/AAAAAAAAAGU/TNUKH43Jwzw/s1600-h/Taira.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 155px; height: 193px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SKrceUVu42I/AAAAAAAAAGU/TNUKH43Jwzw/s200/Taira.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5236239930185671522" border="0" /></a>I Taira, guidati dal loro leader <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/12/taira-kiyomori.html"><span>Kiyomori</span></a> (1118-1181), vinsero la guerra civile, sconfiggendo nel <span style="font-weight: bold;">1156</span> i Minamoto, che intanto erano sconvolti da gravi divisioni interne. Inoltre, dopo aver sventato una rivolta scoppiata nel <span style="font-weight: bold;">1159</span> e<span style="font-weight: bold;"> </span>cappeggiata dai Minamoto superstiti e dalla famiglia Fujiwara (<span style="font-weight: bold;">rivolta Heiji</span>), Kiyomori impose il predominio del suo clan per un ventennio (<span style="font-weight: bold;">1160-1180</span>), che prende il nome di <span style="font-weight: bold;">periodo Rokuhara</span>. In questi anni, Kiyomori si stabilì a Heian dove sistemò se stesso e i membri della sua famiglia in alte cariche di Corte, sposò la figlia dell'imperatore e, nel 1180, fece salire al trono imperiale il suo nipote di soli due anni, <span style="font-weight: bold;">Antoku</span> (1178-1185). In questo modo, egli stabilì un controllo diretto sulla Corte, praticamente con gli stessi metodi usati dai <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/legemonia-dei-fujiwara.html">Fujiwara</a> nei secoli precedenti. Kiyomori, tuttavia, non si preoccupò di consolidare la sua posizione nei confronti degli altri clan guerrieri di provincia, appoggiandosi piuttosto alle tradizionali forme di potere; ma così facendo, le potenti famiglie guerriere non videro più in lui un'autorità capace e desiderosa di proteggere i loro interessi nelle campagne; a ciò si aggiunse il fatto che Kiyomori, a causa della sua violenza e del suo dispotismo, si rese inviso a molti, perfino a quelli che lo avevano inizialmente sostenuto.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SKrcmAbI-7I/AAAAAAAAAGc/BpGewW-48Vk/s1600-h/minamoto+yoritomo.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 160px; height: 211px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SKrcmAbI-7I/AAAAAAAAAGc/BpGewW-48Vk/s200/minamoto+yoritomo.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5236240062278597554" border="0" /></a>Fu così che si venne a costituire una<span style="font-weight: bold;"> coalizione anti-Taira</span> guidata da <span style="font-weight: bold;">Yoritomo</span> (1147-1199), uno dei Minamoto risparmiati da Kiyomori dopo la repressione della rivolta Heiji. Divenuto adulto sotto la custodia di un ramo minore dei Taira, gli <span style="font-style: italic;">Hojo</span>, nel <span style="font-weight: bold;">1180</span> Yoritomo sfidò infatti l'autorità di Kiyomori e della Corte di Heian, approfittando della richiesta di aiuto di un principe imperiale ribelle: presto, i leaders militari di tutto il paese si misero al suo fianco. Il vasto esercito di Yoritomo riuscì ad avere la meglio sulla coalizione guidata dai Taira: dopo la scomparsa di Kiyomori (1181), i Minamoto presero la Capitale nel 1183, vi scacciarono i Taira e annientarono quest'ultimi nella <span style="font-weight: bold;">battaglia navale di Dannoura </span>(<span style="font-weight: bold;">1185</span>); in quel celebre scontro, tra l'altro, trovarono la morte molti membri della Corte, compreso l'imperatore bambino Antoku. Da questo conflitto, noto col nome di <span style="font-weight: bold;">Guerra Genpei</span> (<span style="font-weight: bold;">1180-1185</span>), Minamoto Yoritomo uscì quindi come capo militare indiscusso di tutto il paese e questo fatto avrebbe avuto conseguenze tanto grandi da inaugurare un nuovo ordine e una nuova fase della storia giapponese.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-83146779265418278702008-08-09T13:03:00.017+01:002008-08-17T18:40:03.234+01:00L'Ascesa della classe guerrieraCol <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/il-periodo-heian-794-11851.html">periodo Heian</a> (794-1185), si assiste al declino del governo imperiale, il quale perdeva progressivamente potere e controllo sul paese, non riuscendo mai a stabilire una totale ed efficace autorità sugli altri clan. Nel frattempo, l'effettivo potere politico ed economico era passato nelle mani dell'aristocrazia civile, capeggiata dalla più influente famiglia di Corte, i <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/legemonia-dei-fujiwara.html">Fujiwara</a>. Tuttavia, anche la nobiltà della Capitale aveva finito per perdere il controllo sulla vita politica ed economica del paese, rimanendo attaccata al raffinato cerimoniale di Corte e dedicando le proprie energie alle arti, alla poesia e ai piaceri piuttosto che all'amministrazione dello stato. Intanto, fuori scena, lontano dagli splendori artistici e letterari della Capitale dominata dai Fujiwara, altri protagonisti stavano lentamente gettando le basi di un Giappone del tutto nuovo.<br /><br />Si trattava della <span style="font-weight: bold;">nobiltà provinciale</span>, composta da potenti leader locali e da aristocratici di basso rango, provenienti in genere da rami collaterali del clan Fujiwara o di quello imperiale, comprese le <span style="font-weight: bold;">famiglie di stirpe imperiale "escluse"</span>, come i <span style="font-style: italic;">Tachibana</span>, i <span style="font-style: italic;">Taira</span> o i <span style="font-style: italic;">Minamoto</span>; private del diritto di successione al trono secondo una pratica avviata sotto il regno dell'<span style="font-style: italic;">Imperatore Shomu</span> (724-749), molte di queste famiglie avevano scelto di migliorare il proprio status trasferendosi nelle province, dove potevano acquistare alte cariche pubbliche o assumere la gestione diretta delle proprietà agricole. Oltre al prestigio sociale e al potere politico ed economico, questi "nobili di campagna", spesso disprezzati dalla nobiltà centrale, assunsero anche una <span style="font-weight: bold;">notevole forza militare</span> che avrebbe consentito loro di entrare da protagonisti nella competizione politica, dettando nuove regole e aspirando a posizioni sempre più elevate.<br /><br />A determinare l'<span>ascesa di questa aristocrazia militare delle province (i <span style="font-weight: bold;">buke</span>)</span>, a spese di quella civile della Capitale (i <span style="font-weight: bold;">kuge</span>), concorse un complessa serie di fattori economici, sociali e politici; uno di questi fu la <span style="font-weight: bold;">separazione fra proprietà e possesso</span>: in poche parole, gran parte della terra coltivabile, pur essendo proprietà privata (detta <span style="font-weight: bold;">shoen</span>) delle grandi famiglie aristocratiche di Corte o di istituzioni religiose, veniva da queste ultime lasciata in affidamento a famiglie dell'aristocrazia provinciale che avevano il compito di amministrarle in loro vece. In questo modo, mentre i legittimi proprietari, risiedenti spesso lontani dalle proprie tenute agricole, finivano per perdere il controllo diretto su di esse, e di conseguenza sui loro proventi, la nobiltà di provincia stava facendosi un'<span style="font-weight: bold;">esperienza concreta di governo</span>, consolidando sempre di più il proprio potere su terre e contadini. Inoltre, come ho già accennato sopra, i nobili provinciali riuscirono a dotarsi di una personale forza militare nel momento in cui, col venire meno della capacità del governo centrale di mantenere l'ordine nel paese, venne loro chiesto di organizzare corpi di combattenti per difendere le proprie terre dai briganti, da <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/le-scuole-buddhiste-del-periodo-heian.html">monaci guerrieri</a> e da malviventi di ogni sorta.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SJ30JrFXNiI/AAAAAAAAAGM/GG8LX9p75VM/s1600-h/ratsastava_bushi.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SJ30JrFXNiI/AAAAAAAAAGM/GG8LX9p75VM/s200/ratsastava_bushi.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5232606789095601698" border="0" /></a>Ciò favorì la nascita e lo sviluppo di eminenti figure di <span style="font-weight: bold;">guerrieri provinciali</span> appartenenti all'élite locale, dediti all'addestramento alle arti militari (come il tiro con l'arco o la scherma), e dotati di armature e cavalli. Fu tra il IX il X secolo che, in seguito al declino dell'esercito imperiale a coscrizione obbligatoria, rivelatosi poco efficace, la forza e il talento militare vennero esercitati in modo sempre più esclusivo da questi professionisti della guerra, inizialmente chiamati <span style="font-weight: bold;">bushi</span> (uomini d'armi) o <span style="font-weight: bold;">saburai</span> (coloro che servono), poi divenuti noti sotto il nome di <span style="font-weight: bold;">samurai</span>. Col tempo, i samurai, in origine militari e funzionari al servizio delle élites dominanti, assunsero il totale controllo sulle terre agricole, dato che la loro forza militare superò quella delle grandi famiglie dell'aristocrazia civile, che invece mostravano un profondo disprezzo per le armi e l'attività militare. Inoltre, essi forgiarono un'<span style="font-weight: bold;">identità comune</span> come classe distinta dal resto della società, dotandosi di norme comportamentali, coniando una cultura propria e, soprattutto, stabilendo al loro interno una rete di rapporti gerarchici.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-20425042617475848932008-07-13T17:06:00.018+01:002008-07-27T17:45:06.489+01:00Tengu 天狗I <span style="font-weight: bold;">Tengu</span>, sono alcuni dei più famosi <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/introduzione-ai-bakemono.html">bakemono</a> (mostri) che popolano l'<span style="font-weight: bold;">immaginario folclorico giapponese</span>. Collocati solitamente all'interno di foreste, essi vengono descritti nei modi più diversi; un tengu può apparire nei miti come:<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp1.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHuYz-sRZ5I/AAAAAAAAAFs/qshVhxkgySU/s1600-h/tegu+uccelli.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer;" src="http://bp1.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHuYz-sRZ5I/AAAAAAAAAFs/qshVhxkgySU/s200/tegu+uccelli.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5222936211635660690" border="0" /></a><ol><li>Un normale essere umano.</li><li>Un uomo dal naso enorme, o troppo lungo per essere reale.</li><li>Un uomo alato e/o con un tozzo becco d'uccello.</li><li>Un ibrido uomo/uccello con piedi e mani dotati di artigli.</li><li>Un uccello vero e proprio (si tratterrebbe di un caso assai raro).</li><li>Vari ibridi dati dalla combinazione delle forme sopra elencate.</li></ol>A differenza di altre note creature immaginarie, come le <span style="font-weight: bold;">kitsune</span> (volpi) o i <span style="font-weight: bold;">tanuki</span> (procioni), i tengu non sono ne fastidiosi ne dannosi. Infatti, sebbene alcuni di loro siano decritti come imbroglioni o burloni, in genere, essi vengono visti come <span style="font-weight: bold;">insegnanti</span> saggi e degni di rispetto. Tuttavia le descrizioni di Tengu cambiano nel corso della storia, in quanto la personalità e l'obbiettivo di queste creature possono variare a seconda del periodo in cui agiscono. In ogni caso, diversamente che per le kitsune e per i tanuki, mutaforma assai caotici e imprevedibili, dietro l'azione di un tengu c'è sempre un <span style="font-weight: bold;">proposito di ordine morale</span>, anche se si tratta di inganni o distruzioni: in molti racconti li vediamo, infatti, vendicarsi di assassini oppure insegnare la pazienza agli impazienti e le buone maniere ai ladri.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHuSL_jnLuI/AAAAAAAAAFU/tirUVvRDgOU/s1600-h/tengu+e+yoshitsune.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHuSL_jnLuI/AAAAAAAAAFU/tirUVvRDgOU/s200/tengu+e+yoshitsune.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5222928927603240674" border="0" /></a>Inoltre, i tengu venivano considerati i migliori <span style="font-weight: bold;">insegnanti di arti marziali</span>, tanto che diversi studenti si arrampicavano sulle montagne alla loro ricerca, nella speranza di imparare le arti magiche, o quelle di combattimento più raffinate. Specialmente l'abilità ninja era associata ai tengu, ma da loro si potevano imparare anche tecniche onorevoli, e alcuni valorosi guerrieri attribuivano, o vedevano attribuita, l'origine delle proprie abilità agli insegnamenti di un maestro tengu. Per esempio, tradizione vuole che il noto fratello di <span style="font-weight: bold;">Minamoto Yoritomo</span>, <span style="font-weight: bold;">Minamoto Yoshitsune</span>, eroe militare del XII secolo, abbia appreso l'arte della spada da bambino da un vecchio e saggio tengu incontrato nella foresta.<br /><br />Per quanto riguarda le notizie sulle origini dei tengu, anch'esse cambiano nel tempo: talvolta queste creature sono il risultato della <span style="font-weight: bold;">trasformazione di uomini</span>, in genere preti buddhisti o shintioisti, che erano stati maledetti dai loro pari a causa di alcuni difetti; in altri casi, sono invece descritti come <span style="font-weight: bold;">semidei</span>, <span style="font-weight: bold;">demoni</span> o <span style="font-weight: bold;">razze di mostri</span> del tutto separate dagli umani. Le leggende che attestano quest'ultima versione parlano spesso di nidi di tengu, nascosti con grande cura sulle montagne più alte e riempiti di uova enormi. La <span style="font-weight: bold;">femmina tengu</span> viene raramente menzionata e talvolta appare così diversa dal maschio che i due sono facilmente confusi in due specie distinte.<br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHuZfmwIBCI/AAAAAAAAAF8/shiv0fi0edQ/s1600-h/Tengu.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer;" src="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHuZfmwIBCI/AAAAAAAAAF8/shiv0fi0edQ/s200/Tengu.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5222936961123615778" border="0" /></a><br />Oltre che nel folklore popolare, la figura del tengu la troviamo anche nella mitologia religiosa. Per esempio, dalla cosmologia buddhista, il tengu appare come un demone di mentalità piuttosto semplice che ha un'unico scopo: sviare i fedeli dal loro cammino spirituale. Inoltre, specialmente in passato, erano molto diffusi veri e propri culti presso <span style="font-weight: bold;">santuari dedicati ai tengu</span>; altrettanto diffusa era la pratica di indossare una <span style="font-weight: bold;">maschera tengu</span> durante un pellegrinaggio religioso; tra l'altro, tale maschera veniva utilizzata nella tragedia del teatro No e tuttora la si può trovare spesso appesa alla parete di bar e ristoranti tipicamente giapponesi.<br /><br /><span style="font-style: italic;">Testo liberamente tradotto ed elaborato dalla pagina web</span> <a href="http://www.jh-author.com/tengu.htm">http://www.jh-author.com/tengu.htm</a>.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-51984189974576024642008-06-18T08:17:00.010+01:002008-12-17T10:45:37.245+00:00Le scuole buddhiste del periodo HeianDurante il <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/il-periodo-heian-794-11851.html">periodo Heian</a> (794-1185), ebbe luogo una grande trasformazione del <span style="font-weight: bold;">buddhismo</span> ma, per comprenderla, bisognerebbe fare qualche passo indietro. Prima di tutto, questa religione era nata in India nel VI secolo a.C. ed era giunta dalla Cina e dalla Corea come concezione puramente intellettuale, atta a rafforzare e legittimare il potere centrale, rappresentato allora dal <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2007/12/lintroduzione-del-buddhismo-e-il.html">clan Soga</a> e dalla casa imperiale. Infatti, quando il buddhismo fece ufficialmente il suo ingresso in Giappone nel <span style="font-weight: bold;">538</span>, a fare presa sulle classi elevate non furono tanto le originarie concezioni di questa religione (come l'atteggiamento pessimistico verso la vita, la reincarnazione e il nirvana), quanto piuttosto l'arte, la letteratura, i cerimoniali e i poteri magici che accompagnavano la sua filosofia. Inoltre, fino all'VIII secolo, il buddhismo rimase strettamente confinato all'aristocrazia di corte, senza che le sei cosiddette sette di Nara coinvolgessero il resto della popolazione.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.asunam.com/images/Kukai.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 145px; height: 161px;" src="http://www.asunam.com/images/Kukai.jpg" alt="" border="0" /></a>Tuttavia, un mutamento sostanziale della situazione avvenne proprio nel periodo in questione, precisamente all'inizio del IX secolo, quando dal continente giunsero due nuove scuole di pensiero che si diffusero maggiormente tra il popolo; entrambe furono introdotte da due monaci che avevano accompagnato la <span style="font-weight: bold;">missione diplomatica in Cina del</span><span style="font-weight: bold;">l'804</span>. Uno di questi monaci, <span style="font-weight: bold;">Kukai</span> (744-835), noto altrimenti come <span style="font-weight: bold;">Kobo Daishi </span>(Daishi significa "grande maestro"), portò con sé dalla Cina gli insegnamenti del <span style="font-weight: bold;">buddhismo tantrico</span> e fondò come suo quartiere generale un monastero sul <span style="font-style: italic;">mont</span><span style="font-style: italic;">e Kuya</span>, all'estremità meridionale della capitale. Così introdusse lo <span style="font-weight: bold;">Shingon</span> (letteralmente, "vera parola"), una setta esoterica, che presentava comunque un'aspetto popolare caratterizzato da formule magiche, incantesimi per i morti e altri rituali. Lo Shingon ottenne grande popolarità negli ambienti di corte, proprio in quanto poneva l'accento sulla ritualità magica; inoltre, dato che considerava le divinità shintoiste manifestazioni locali giapponesi delle universali divinità buddhiste, esso contribuì anche alla fusione sia teologica che istituzionale delle due religioni.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SUjX-gMk3vI/AAAAAAAAAK0/hsuyzFa-vuM/s1600-h/saicho.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 140px; height: 188px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SUjX-gMk3vI/AAAAAAAAAK0/hsuyzFa-vuM/s200/saicho.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5280708031886450418" border="0" /></a>L'altro bonzo di ritorno dall'ambasceria dell'804, <span style="font-weight: bold;">Saicho</span> (767-822), noto anche come <span style="font-weight: bold;">Dengyo Daishi</span>, promosse invece la costruzione di un vasto complesso monastico sul <span style="font-weight: bold;">monte Hiei-zan</span>, situato a nord-est di Heian: dato che il nord-est era considerata una direzione infausta, Saicho, per proteggere la capitale dagli influssi maligni, aveva scelto proprio il monte Hiei-zan come luogo ideale in cui fondare la sua scuola, la setta del <span style="font-weight: bold;">Tendai</span> (il nome deriva dal <span style="font-style: italic;">m</span><span style="font-style: italic;">onte Tiantai</span> dove il monaco aveva appreso la dottrina in Cina). Si trattava di una scuola eclettica, secondo la quale tutti gli esseri viventi potevano diventare "Buddha", giungere cioè a uno stato di illuminazione, attraverso una serie di pratiche (studi, meditazioni ed evocazioni); tale dottrina ebbe grande successo presso tutti gli strati sociali, tanto da diventare religione di stato, in quanto riuscì ad assorbire elementi provenienti da vari culti e scuole (sia buddhiste che shintoiste), adattandole a livelli diversi di comprensione individuale.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.hieizan.or.jp/enryakuji/jcont/image/syakado.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 200px;" src="http://www.hieizan.or.jp/enryakuji/jcont/image/syakado.jpg" alt="" border="0" /></a>Col tempo, i complessi monastici di queste due scuole riuscirono a diventare veri e propri <span style="font-weight: bold;">centri di potere alternativ</span><span style="font-weight: bold;">i</span> alla Corte imperiale. Essi, infatti, avevano iniziato a rifornirsi di armi e a disporre di <span style="font-weight: bold;">monaci guerrieri</span> (detti <span style="font-weight: bold;">sohei</span>), non solo per dirimere contrasti politici e dottrinali interni o con altre scuole, ma soprattutto per impadronirsi con la forza di estesi spazi agricoli. Emblematico è il caso della setta Tendai, il cui <span style="font-weight: bold;">tempio di Enryaku-ji</span> sul monte Hiei-zan fu, al tempo di Saicho, il fulcro di un complesso di oltre 3000 edifici: i suoi numerosi monaci finirono per costituire un esercito in armi e perfino orde di banditi che, a partire dall' XI secolo, effettuavano sporadiche, ma devastanti, incursioni in città. Inoltre, queste sette disponevano pure di un <span style="font-weight: bold;">potere magico-religioso</span> che utilizzarono spesso per intimorire e minacciare il governo imperiale. Quindi quest'ultimo, pur non vedendo direttamente minacciata la sua autonomia dalla presenza di templi buddhisti all'interno della capitale (come era avvenuto invece nel <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc2.html">periodo Nara</a>), venne progressivamente privato di numerosi possedimenti terrieri, e quindi del potere effettivo, dalle nuove istituzioni religiose.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-32345771620270713142008-06-10T22:32:00.011+01:002008-10-31T09:30:04.060+00:00Il periodo Heian 平安時代 (794-1185)2A <span style="font-weight: bold;">Heiankyo</span>, la corte raggiunse il suo massimo splendore sotto molti aspetti: la nobiltà della capitale conduceva un'esistenza fatta di un benessere e una raffinatezza, visibili nello splendore della produzione artistica e letteraria; con la sua raffinatezza e la sua impeccabile etichetta, essa competeva con le corti di ogni tempo e luogo, lasciando all'umanità alcuni esempi della migliore arte e letteratura del mondo antico. Allo stesso tempo, comunque, i principi e i cortigiani dell'odierna Kyoto, dedicandosi a passatempi piacevoli e a discorsi eruditi piuttosto che che all'amministrazione dello Stato, finirono per perdere il controllo sul mondo reale al di fuori della corte; intanto, godendo ancora di una certa autonomia e in un clima di relativa pace e stabilità, essi svilupparono le prime forme di una cultura nazionale, prendendo sempre più le distanze dal <span style="font-weight: bold;">modello cinese</span>.<br /><br />Infatti, in seguito al <span style="font-weight: bold;">declino della dinastia T'ang</span> nel <span style="font-weight: bold;">907</span>, il Giappone aveva interrotto i rapporti che aveva intrattenuto fino ad allora col continente; già nell'<span style="font-weight: bold;">894</span>, era stato deciso di non inviare missioni diplomatiche in Cina, a causa dei gravi disordini in atto. A partire dal IX secolo, insieme ai contatti politici cessava poi anche l'entusiasmo per tutto ciò che fosse cinese, mentre stava maturando una <span style="font-weight: bold;">cultura autoctona</span>, in grado di assimilare e adattare ciò che aveva fino ad allora acquisito da oltremare. In questo modo, nascevano in Giappone forme artistiche e letterarie originali e autonome, nonostante la Cina classica continuasse a godere di alto credito presso l'elite dominante.<br /><br />Intanto, uno dei segni più evidenti dell'aumentato distacco dai modelli cinesi fu l'elaborazione, avvenuta nei secoli IX e X, di un nuovo sistema di scrittura: si tratta del <span style="font-weight: bold;">kana</span>, il sillabario giapponese, nato dalla trasformazione dei caratteri cinesi (<span style="font-weight: bold;">kanji</span>) in simboli fonetici privi di ogni significato specifico. I kana venivano utilizzati assieme ai kanji in una struttura grammaticale autoctona, diversa da quella cinese; inoltre, si dividevano a loro volta in 2 sillabari distinti, ciascuno fatto di circa 50 segni, uno corsivo (<span style="font-weight: bold;">hiragana</span>) e l'altro non corsivo (<span style="font-weight: bold;">katakana</span>).<br /><br />In un primo momento, i sillabari kana, venivano usati principalmente dalle <span style="font-weight: bold;">donne di corte </span>che, in genere, non avevano abbastanza cultura per scrivere in cinese; invece, gli uomini più eruditi, disdegnavano di servirsi della propria lingua per scrivere opere importanti, dato che la conoscenza della cultura classica cinese continuava ad essere un requisito indispensabile e un tratto distintivo dello status di aristocratico. Così, mentre i maschi dell'aristocrazia continuavano a comporre scritti in cinese, generalmente di qualità mediocre, le loro dame, cimentandosi nella composizione di d<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.japan-zone.com/omnibus/pix/shikibu.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 200px;" src="http://www.japan-zone.com/omnibus/pix/shikibu.jpg" alt="" border="0" /></a>iari (<span style="font-style: italic;">nikki</span>) e racconti (<span style="font-style: italic;">monogatari</span>) in "giapponese", davano vita alla prima prosa letteraria in questa lingua. Fu in questo contesto, quindi, che la dama di corte <span style="font-weight: bold;">M</span><span style="font-weight: bold;">urasaki Shikibu</span> scrisse, intorno al <span style="font-weight: bold;">1004</span>, il <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/10/il-mondo-letterario-del-genji.html"><span>Genji monogatari</span></a> (la Storia di Genji), dove si narrano le avventure amorose e la maturazione psicologica di Genji, un principe immaginario. Considerato <span style="font-weight: bold;">il primo romanzo in prosa della storia</span>, il Genji Monogatari costituisce l'opera letteraria più eminente del periodo Heian e resta anche tra le maggiori di tutti i tempi. Essa, inoltre, fornisce informazioni utili, se non indispensabili, sulla vita sociale e culturale della corte imperiale dell'epoca, nonché sugli stessi cortigiani e sul loro totale disinteressamento verso le trasformazioni epocali che stavano avvenendo allora nelle province agricole.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-79010568751868157772008-06-01T16:13:00.027+01:002008-08-17T18:53:36.140+01:00Il periodo Heian 平安時代 (794-1185)1<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHox7_gssbI/AAAAAAAAAFE/pfugf0Y7agI/s1600-h/heiankyo-s.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SHox7_gssbI/AAAAAAAAAFE/pfugf0Y7agI/s200/heiankyo-s.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5222541624620134834" border="0" /></a><br />Alla fine dell'VIII secolo, l'<span style="font-weight: bold;">Imperatore</span> <span style="font-weight: bold;">Kanmu</span>, in carica dal 781 all'806, volendo sfuggire all'influenza dei templi buddhisti che sorgevano tutt'intorno alla capitale imperiale di <span style="font-style: italic;">Nara</span>, decise nel <span style="font-weight: bold;">789</span> di trasferire la corte a <span style="font-weight: bold;">Nagaoka</span>; lì tuttavia, cospirazioni e assassini, nati da dispute per la successione al trono, lo costrinsero a spostare nuovamente la sede del governo. Così, nel <span style="font-weight: bold;">794</span>, fondò <span style="font-weight: bold;">Heiankyo</span> (letteralmente, "capitale della pace e della tranquillità"), poi ribattezzata <span style="font-weight: bold;">Kyoto</span>, che da allora sarebbe stata la capitale ufficiale per più di mille anni, fino al <span style="font-weight: bold;">1868</span>. Costruita come Nara secondo lo schema urbanistico a griglia cinese, questa città rappresentò il principale cento politico, sociale e culturale del Giappone per quasi 4 secoli, un periodo che prende appunto il nome di <span style="font-weight: bold;">era Heian</span>.<br /><br />Si tratta di un momento decisivo per la storia giapponese, in quanto con esso giunge a compimento la frattura tra due diverse realtà: quella della <span style="font-weight: bold;">corte imperiale</span>, sede dell' aristocrazia più erudita che conduceva un esistenza agiata e raffinata; e quella delle <span style="font-weight: bold;">province rurali</span>, dove si era formata e si stava via via rafforzando la <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/lascesa-della-classe-guerriera.html"><span>nuova classe guerriera</span></a>, o samuraica, che, proprio in questo periodo, avrebbe sostituito le istituzioni del governo centrale nella gestione dello Stato. Infatti, con l'acuirsi delle contraddizioni del sistema fondiario, già emerse nel <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc3.html">periodo Nara</a>, la dinastia regnante stava progressivamente perdendo il controllo sociale, economico e quindi politico su numerose aree agricole dell'arcipelago, e sui relativi abitanti. Nemmeno i tentativi da parte di Kanmu e dei suoi tre successori di ripristinare i princìpi enunciati nel <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/01/il-periodo-asuka-538-710-dc3.html">Codice Ritsuryo</a>, posero fine all' ormai inevitabile <span style="font-weight: bold;">declino del potere imperiale</span>.<br /><br />A beneficiare di questa situazione, prima ancora dell'aristocrazia guerriera provinciale, fu il <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/legemonia-dei-fujiwara.html">clan Fujiwara</a>, che riuscì ad avere un' influenza quasi assoluta sulla dinastia imperiale, limitando drasticamente il potere personale del <span style="font-style: italic;">tenno</span>. Attraverso un'<span style="font-weight: bold;">abile politica matrimoniale</span> e l'<span style="font-weight: bold;">esercizio della reggenza</span>, i Fujiwara dominarono infatti la Corte per buona parte del periodo in questione, in particolare tra il 967 e il 1068, arco di tempo che prende appunto il nome di <span style="font-weight: bold;">"gov</span><span style="font-weight: bold;">erno dei reggenti" </span>(o <span style="font-style: italic;">sekkan seiji</span>) <span style="font-weight: bold;">Fujiwara</span>. Tuttavia, la loro influenza venne ridimensionata dall'istituzione del <span style="font-weight: bold;">governo degli imperatori in ritiro</span> (o <span style="font-style: italic;">insei</span>), anche detto "governo del chiostro". Secondo tale prassi, già attuata in passato ma divenuta assai comune dalla fine dell'XI secolo, un imperatore abdicava presto per liberarsi da qualunque interferenza esterna; posto sul trono un imperatore molto giovane, egli lo avrebbe quindi controllato al posto di un reggente. Grazie a questa strategia, nel <span style="font-weight: bold;">1086</span>, l'<span style="font-weight: bold;">Imperatore </span><span style="font-weight: bold;">Shirakawa</span> poté così svincolarsi dai Fujiwara e contrastare il loro dominio sulla Corte.<br /><br />Comunque, sia il governo dei reggenti che il governo del chiostro, insieme a tanti altri giochi di potere e intrighi vari, finirono per danneggiare inevitabilmente la coesione e l'efficacia del governo centrale, e contribuirono all'ulteriore <span style="font-weight: bold;">perdita di un controllo reale sulla nazione</span>, in particolare sulle risorse economiche. Intanto, al di fuori della Corte emergeva sempre più il potere dei capi delle bande guerriere provinciali che nelle campagne, lontani dagli sfarzi di Heiankyo, stavano gettando le fondamenta di un Giappone diverso, il <span style="font-weight: bold;">Giappone feudale</span>.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-18324765028163878662008-05-25T21:03:00.025+01:002008-07-27T18:06:33.488+01:00L'egemonia dei Fujiwara 藤原<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.univie.ac.at/rel_jap/bilder3/kamatari_waseda.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 124px; height: 184px;" src="http://www.univie.ac.at/rel_jap/bilder3/kamatari_waseda.jpg" alt="" border="0" /></a><br />Per introdurre il <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/06/il-periodo-heian-794-11851.html"><span>periodo Heian</span></a><span style="font-weight: bold;"> </span>(794-1185), ovvero quello che segnò il passaggio dal Giappone antico a quello propriamente feudale, volevo prima parlare del potente clan <span style="font-weight: bold;">Fujiwara</span>, che proprio in quel periodo raggiunse il suo apogeo. I Fujiwara erano i discendenti di <span style="font-weight: bold;">Nakatomi Kamatari</span>, uno dei due leader del <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/01/il-periodo-asuka-538-710-dc1.html">colpo di Stato del 645</a> che pose fine a lungo dominio del clan <span style="font-weight: bold;">Soga</span>. Da quel momento ebbe inizio la lenta e progressiva ascesa al potere della famiglia Fujiwara, divenuta col tempo protagonista indiscussa degli intrighi che sconvolgevano allora la Corte imperiale; infatti, come era già avvenuto per i <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/01/il-periodo-asuka-538-710-dc1.html">Soga</a> qualche secolo prima, essa riuscì a conquistare una posizione politica ed economica preponderante grazie, in particolare, a un'abile pianificazione di matrimoni organizzati per le sue figlie che spesso diventavano consorti<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.furugosho.com/moyenage/images/michinaga.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 143px; height: 160px;" src="http://www.furugosho.com/moyenage/images/michinaga.jpg" alt="" border="0" /></a> imperiali: già nel <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc1.html">periodo</a><a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc1.html"> Nara</a> (710-794), per esempio, l'imperatrice <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc2.html">Koken</a> era di madre Fujiwara così come numerosi altri sovrani nel corso dei tre secoli successivi. Esemplare fu il caso di <span style="font-weight: bold;">Fujiwara Michinaga</span> (966-1027), che, durante il periodo di massimo splendore per il proprio clan, fu padre di quattro donne divenute consorti imperiali e nonno di ben tre imperatori (inutile dire quanto questo fatto influisse sulla sua egemonia).<br /><br />Accanto alla consuetudine di dare i natali a molti imperatori, i discendenti di Nakatomi emersero dalle lotte per il potere anche grazie al fatto di riuscire a farsi conferire importanti cariche della burocrazia statale. Decisivo per la loro ascesa al potere fu il ruolo svolto dal capo clan <span style="font-weight: bold;">Fujiwara Yoshifusa</span> (804-872), che, nell'<span style="font-weight: bold;">8</span><span style="font-weight: bold;">58</span>, insediò al trono imperiale un suo nipote di soli 7 anni e, nell'<span style="font-weight: bold;">866</span>, ottenne la più alta carica conseguibile a Corte, quella di <span style="font-weight: bold;">reggente imperiale</span> (<span style="font-weight: bold;">sessho</span>), fino ad allora ricoperta solo dai membri della stirpe regnante. Yoshifusa mantenne poi la reggenza anche dopo che il sovrano uscì di minorità, una pratica, questa, assolutamente inconsueta e irregolare. Il suo esempio fu poi seguito dal figlio adottivo <span style="font-weight: bold;">Fujiwara Mototsune</span> (836-891) il quale fece creare per sé la nuova e più importante carica di <span style="font-weight: bold;">Kampaku</span>, o di cancelliere, che gli permise in pratica di essere reggente di un imperatore adulto.<br /><br />In seguito a queste vicende, i Fujiwara gettarono le basi per un governo duraturo, riuscendo a mantenere stretti rapporti familiari con l'istituto imperiale, nonché il monopolio sulle cariche di <span style="font-style: italic;">sessho</span> e di <span style="font-style: italic;">kampaku</span> per circa tre secoli (dall'858 al 1160). Durante questo periodo, detto appunto Fujiwara, la potente famiglia aristocratica esercitò (pur con qualche interruzione) una supremazia incontrastata che le permise di porre la stessa famiglia imperiale sotto il proprio controllo. Tale dominio divenne poi ancora più onnipotente e a tratti dispotico a partire dal <span style="font-weight: bold;">967,</span> sotto la guida del già citato <span style="font-style: italic;">Michinaga</span> che inaugurò quello che gli studiosi chiamano <span style="font-weight: bold;">sekkan</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">seiji</span>, o "governo dei reggenti".Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-76647683573982739612008-05-16T23:16:00.027+01:002009-09-19T13:02:02.270+01:00Sukiyaki Western Django 鋤焼欧米のジャンゴTanto per "sdrammatizzare" un po' questo blog, forse pieno di argomenti eccessivamente seri, ho pensato di parlare di un film che mi è capitato di vedere alla scorsa edizione del <span style="font-style: italic;">Festival del Cinema di Venezia</span>, <span style="font-weight: bold;">Sukiyaki Western Django</span>. Si tratta di un <span style="font-weight: bold;">western giapponese</span> diretto da <span style="font-weight: bold;">Takashi Miike </span>(Osaka, 24 agosto 1960), regista molto prolifico (ha praticamente sfornato un film ogni uno-due anni), ma probabilmente ancora poco conosciuto in Italia, al di fuori dei suoi fans.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTHtwfouLI/AAAAAAAAAa8/8ZXenikKELk/s1600-h/sukiyaki_western_django.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 152px; height: 222px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTHtwfouLI/AAAAAAAAAa8/8ZXenikKELk/s320/sukiyaki_western_django.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383147043540220082" border="0" /></a>Rifacendosi liberamente al<span style="font-weight: bold;"> </span><a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/04/yojimbo-trailer.html">"Yojimbo"</a><span style="font-weight: bold;"> </span>di <span style="font-weight: bold;">Akira Kurosawa</span>, il film è ambientato in uno sperduto e indefinito villaggio giapponese, dove si svolge uno scontro epocale tra due fazioni rivali: la gang vestita di bianco dei <span style="font-weight: bold;">Genji</span>, guidata dal cinico samurai <span style="font-weight: bold;">Yoshitsune</span>, e quella vestita di rosso degli <span style="font-weight: bold;">Heike</span>, guidata dallo stravagante e irruente <span style="font-weight: bold;">Kiyomori</span>. A turbare il già precario equilibrio del villaggio, contribuirà l'arrivo di un misterioso straniero senza nome, molto abile nell'uso delle armi, disposto a schierarsi con l'uno o l'altro gruppo, allo scopo di eliminare entrambi. La vicenda è poi arricchita da rivelazioni, colpi di scena e, naturalmente, dai luoghi comuni del genere western, che vanno dal pestaggio rituale dell'eroe al duello finale. Il tutto viene preceduto da un <span style="font-weight: bold;">prologo</span> molto teatrale, che mostra un inedito narratore quale <span style="font-weight: bold;">Quentin Tarantino</span> nei panni del pistolero <span style="font-style: italic;">Pirringo</span> (crasi di Pierrot e Ringo), all'interno di un paesaggio astratto e visibilmente finto.<br /><br />Fondendo i Western americani e all'italiana con la tradizione nipponica, Miike ha creato un vero e proprio <span style="font-weight: bold;">ibrido transculturale</span> che, pur avendo dei precedenti, potrebbe costituire il primo esemplare di un genere cinematografico completamente nuovo, il <span style="font-weight: bold;">"Sukiyaki western" </span>(dal nome di un tipico piatto giapponese a base di manzo e tofu), qualcosa di analogo ai nostri <span style="font-style: italic;">"Spaghetti western", </span><span>per intenderci</span>. Inoltre, come nel sukiyaki sono presenti i più vari ingredienti, in questo film troviamo di tutto: dai riferimenti storici sui <span style="font-weight: bold;">clan Taira </span>(gli Heike) e <span style="font-weight: bold;">Minamoto</span> (i Genji) e sulla celebre <span style="font-weight: bold;">battaglia di Dannoura</span> (<span style="font-weight: bold;">1185</span>), ai caratteri del <span style="font-weight: bold;">Chambara</span> (il filone dei film di cappa e spada nipponici), fino all'<span style="font-weight: bold;">inserto "anime"</span>; dai rimandi a <span style="font-weight: bold;">Shakespeare</span>, alle citazioni dei western di <span style="font-weight: bold;">Leone</span> e <span style="font-weight: bold;">Corbucci</span> fino alle rievocazioni del <span style="font-weight: bold;">"</span><span style="font-weight: bold;">Signore degli Anelli" </span>di <span style="font-weight: bold;">Jackson</span>. Nel complesso, si tratta insomma di una specie di minestrone, un vero e proprio sukiyaki, in cui l'erudito e il raffinato si incontrano col demenziale, a tal punto che è difficile distinguerne i confini.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-66704048559269428552008-05-09T17:28:00.019+01:002010-02-16T17:28:23.237+00:00Breve introduzione ai bakemono 化け物Il termine <span style="font-weight: bold;">bakemono</span> tende a indicare quelle schiere molto indefinite ed eterogenee di demoni giapponesi, che includono diverse specie di diavoli ed esseri malvagi, ma anche gli spiriti degli umani, degli animali e persino degli alberi e degli oggetti inanimati. I bakemono (anche detti obake) sono, appunto, i mostri, gli spettri o, meglio ancora, <span style="font-style: italic;">"i mutanti"</span>, chiamati così perché, nella maggior parte dei casi, mutano il proprio aspetto.<br /><br />In Giappone, le<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/S3rVg0kZvOI/AAAAAAAAAdw/VltsALY5UBM/s1600-h/obon758917.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 141px; height: 138px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/S3rVg0kZvOI/AAAAAAAAAdw/VltsALY5UBM/s320/obon758917.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438894259847150818" border="0" /></a> storie di fantasmi, a differenza di quanto avviene in Occidente, non sono invernali ma tipicamente estive: infatti, è proprio in piena estate che gli spettri giapponesi vengono ricordati. Peraltro, tra luglio e agosto si svolge in Giappone il <span style="font-weight: bold;">festival annuale Obon</span> , la famosa celebrazione buddhista dei morti che dura circa un mese, durante il quale le famiglie ricevono le anime dei loro antenati, ponendo offerte di cibo davanti agli altari domestici. Alla fine di questo periodo breve ma intenso, le anime vengono nuovamente allontanate e viene quindi celebrata la loro espulsione: infatti, il culto giapponese degli antenati è interessato anzitutto all'eliminazione dell'impurità che il morto implica e, soprattutto, a mandare gli antenati per la loro strada. Perciò, l'Obon, non è tanto una celebrazione degli avi, quanto piuttosto una celebrazione del loro allontanamento dai vivi.<br /><br /><div style="text-align: left;">A parte gli spiriti dei parenti defunti (eccetto gli <span style="font-style: italic;">yurei</span>, le anime di uomini morti senza aver<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp0.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SCShVF3SYCI/AAAAAAAAAE0/dx4JOYXdtSY/s1600-h/fox+1.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 122px; height: 158px;" src="http://bp0.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SCShVF3SYCI/AAAAAAAAAE0/dx4JOYXdtSY/s200/fox+1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5198457253615788066" border="0" /></a> prima concluso il proprio compito, solitamente vendette per torti subiti), tutti gli altri bakemono non rientrano nel rito Obon. Della vasta e variegata categoria degli obake, infatti, fanno parte anche gli <span style="font-weight: bold;">spiriti</span><span style="font-weight: bold;"> di animali</span>; si tratta per lo più di <span style="font-weight: bold;">volpi</span> (<span style="font-style: italic;">kitsune</span>) che potevano costituire entità benevoli, come nel caso dei messaggeri di <span style="font-style: italic;">Inari</span>, dio del riso e della prosperità, ma anche demoni (<span style="font-style: italic;">yokai</span>) infidi e ingannevoli, in grado di assumere sembianze umane (in particolare femminili), presagire catastrofi e perfino possedere le proprie vittime. Ci sono poi molte altre creature, buone e malvagie, che popolano i miti e le favole giapponesi, interagendo spesso con eroi leggendari o realmente esistiti. Per citarne giusto alcune, ricordo: gli <span style="font-weight: bold;">oni</span>, orchi con le corna ch<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.jh-author.com/tengu1.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 130px; height: 144px;" src="http://www.jh-author.com/tengu1.jpg" alt="" border="0" /></a>e si nutrono di carne umana; i <span style="font-weight: bold;">kappa</span>, esseri simili a rospi che vivono nei fiumi e nei ruscelli più remoti, insidiando chiunque si addentri nelle loro acque; e i <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/07/tengu.html"><span>tengu</span></a>, creature alate che abitano le foreste. Questi ultimi sono talvolta raffigurati con un tozzo becco, ma spesso hanno una feroce faccia scarlatta e un enorme naso. La benevolenza del tengu dipende essenzialmente dalla moralità di chi lo vede: una leggenda narra, per esempio, come <span style="font-weight: bold;">Minamoto Yoshitsune</span>, valoroso eroe militare del XII secolo, fosse stato educato nell'arte della spada da un vecchio e saggio tengu incontrato nella foresta.<br /></div><br />In generale, i bakemono sono frutto della commistione di <span style="font-weight: bold;">elementi folcloristici buddhisti</span> e di <span style="font-weight: bold;">credenze autoctone shintoiste</span> (basti pensare ai numerosi <span style="font-weight: bold;">kami</span>, divinità, dei miti ancestrali). Le leggende che li riguardano, talvolta di origine cinese (poi adottate e rielaborate dal credo shintoista), furono la principale ispirazione del teatro No; le storie erano poi state scritte in appositi libri di racconti e raffigurate in incisioni su legno. Tra i principali autori, ricordiamo <span style="font-weight: bold;">Katsushita</span><span style="font-weight: bold;"> Hokusai</span> (1760-1849) e <span style="font-weight: bold;">Ueda Akinari</span>, ma lo scrittore più famoso di questo genere letterario è probabilmente l'europeo <span style="font-weight: bold;">Lafcadio Hearn</span> (1850-1904), ancora molto apprezzato in Giappone e conosciuto con il nome giapponese acquisito di <span style="font-style: italic;">Koizumi Yakumo</span>. A lui va attribuito il merito di aver riscritto vecchie storie di spettri e leggende popolari, alcune delle quali erano state tramandate fino ad allora solo oralmente.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-30207318547350043892008-05-01T18:30:00.014+01:002008-05-08T09:20:49.796+01:00Okuninushi e SusanooCome gli era stato predetto, <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/04/okuninushi-e-la-lepre-di-inaba.html">Okuninushi</a> venne scelto come marito dalla <span style="font-style: italic;">principessa Yakami</span> di Inaba, a scapito dei suoi 80 fratelli che, invece, erano stati respinti. Questi ultimi, quindi, invidiosi e furiosi, si accordarono tra di loro per ucciderlo; essi riuscirono più volte nel loro intento, facendogli rotolare addosso un masso infuocato a forma di cinghiale e, in una seconda occasione, colpendolo a morte mentre era incastrato in un albero. Tuttavia, in entrambi i casi, Okuninushi venne resuscitato dalla madre che lo indusse a fuggire, per evitare la collera dei fratelli; si recò quindi nella "dura terra delle radici", dove abitava il maestoso <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/susanoo.html">Susanoo</a>, a cui avrebbe potuto chiedere aiuto. Raggiunta la dimora di questo dio, il nostro eroe si imbatté nella figlia, la <span style="font-weight: bold;">principessa Suseri</span> e i due si innamorarono al primo sguardo. Susanoo ne fu indignato e decise, allora, di mettere alla prova il pretendente, sottoponendolo a una serie di sfide mortali, che Okuninushi riuscì comunque a superare grazie all'aiuto della stessa Suseri. Dopo vari tentativi di eliminarlo, Susannoo gli ordinò, infine, di togliergli i pidocchi dalla testa (piena, in realtà, di millepiedi velenosi). Durante quell'ennesima prova, il dio si addormentò e Okuninushi ne approfittò per legargli i capelli alle travi del tetto e fuggire, privandolo della principessa Suseri, nonché delle potenti armi e della cetra magica. Così, quando Susanoo, svegliato all'improvviso dal suono accidentale dello strumento, tirò giù la stanza prima di sciogliere i capelli dalle travi, i due amanti erano ormai lontani. A questo punto, il dio finì per approvare Okuninushi e la sua scelta di sposare sua figlia e fondare con lei un nuovo regno; inoltre, gli consigliò di usare le armi rubate per annientare i propri fratelli.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp0.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SBpEkjnagAI/AAAAAAAAAEk/QVOYekIaz9Y/s1600-h/izumo-shrine_haiden01.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 209px; height: 161px;" src="http://bp0.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SBpEkjnagAI/AAAAAAAAAEk/QVOYekIaz9Y/s200/izumo-shrine_haiden01.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5195540514951823362" border="0" /></a>In questo modo, Okuninushi divenne il sovrano della <span style="font-weight: bold;">provincia di Izumo</span>, regione che avrebbe ceduto poi ai discendenti della dea del Sole <span style="font-weight: bold;">Amaterasu</span>, ottenendo, in compenso, il <span style="font-weight: bold;">governo del mondo invisibile degli spiriti e della magia</span>, dando origine a un proprio culto. Infatti, egli viene venerato ancora oggi al <span style="font-weight: bold;">Gran Santuario </span><span style="font-weight: bold;">Izumo Taisha</span> (originariamente dedicato a Susanoo). Si tratta del più antico tempio shintoista al mondo; in esso si celebra lo spirito dell'unione e del compromesso che Okuninushi rappresenta, in quanto simbolo dell'unione dei due potenti clan del Giappone antico, quello degli <span style="font-weight: bold;">Izumo</span> e quello degli <span style="font-weight: bold;">Yamato</span>. Inoltre, egli viene considerato il "<span style="font-weight: bold;">Celestiale Mediatore dei Matrimoni</span>" e gli si rivolgono preghiere per ottenere la felicità nell'amore e nel matrimonio o per garantire l'armonia familiare.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-49240317684014720452008-04-26T15:36:00.018+01:002008-04-28T23:18:05.551+01:00Okuninushi e la lepre di InabaTra le numerose divinità del pantheon shintoista, una delle più popolari è <span style="font-weight: bold;">Okuninushi</span> (letteralmente, "Signore della grande terra"), dio dell'abbondanza, della medicina, della magia e dei matrimoni felici; é conosciuto anche con altri nomi, come quello giovanile di <span style="font-style: italic;">Onamuchi</span> o quelli più avanzati di <span style="font-style: italic;">Yachihoko</span> ("ottomila lance") e di<span style="font-style: italic;"> Ashiharashiko</span>, entrambi indicativi della sua forza e del suo potere; figlio del dio del mare e delle tempeste <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/susanoo.html">Susanoo</a> e della <span style="font-style: italic;">principessa</span> <span style="font-style: italic;">Kushinada</span>, che il padre aveva salvato dalle grinfie del drago <span style="font-style: italic;">Yamata no Orochi</span>, Okuninushi fu, secondo il mito, l'ultimo sovrano della <span style="font-weight: bold;">provincia di Izumo</span> (oggi parte della prefettura di Shimane, nell'Honshu sud-occidentale), prima di essere sostituito da <span style="font-style: italic;">Niniji</span>, l'iniziatore dell'attuale <span style="font-weight: bold;">dinastia imperiale degli Yamato</span>. Tuttavia, prima di diventare sovrano di Izumo, il figlio di Susanoo visse varie avventure che misero in evidenza le qualità che lo distinsero dagli altri protagonisti della mitologia giapponese.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SBT-4znaf_I/AAAAAAAAAEc/nYYbw27uRUY/s1600-h/okuninushi_rabbit.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 221px; height: 173px;" src="http://bp3.blogger.com/_Ks2fw42qY20/SBT-4znaf_I/AAAAAAAAAEc/nYYbw27uRUY/s200/okuninushi_rabbit.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5194056522146676722" border="0" /></a>Esemplare è l'episodio della <span style="font-weight: bold;">lepre di Inaba</span>. Questo animale, nel tentativo di ingannare un coccodrillo per passare dall'isola di Oki a quella di Onshu, era finito scuoiato vivo e aveva chiesto aiuto a dei giovani che passavano da quelle parti: si trattava degli <span style="font-weight: bold;">ottanta fratelli</span> di Okuninushi, i quali si stavano recando dalla <span style="font-style: italic;">principessa Yakami </span>di Inaba, con l'intento di sposarla. Vedendo la lepre agonizzante, essi le suggerirono di bagnarsi nell'acqua di mare e di esporsi al vento ma, così facendo, la pelle si piegò tutta, procurando ulteriori sofferenze allo sventurato animale. Fu allora che giunse sul posto il nostro eroe che aiutò la creatura, invitandola a sciacquarsi alla foce di un fiume per poi cospargersi la pelle di pollini. In questo modo, la pelle tornò come prima e l'animale riacquistò le sue vere fattezze divine: era, infatti, la candida e sacra lepre di Inaba, un <span style="font-style: italic;">kami</span>, uno spirito il quale, in sego di gratitudine, predisse a Okuninushi che la principessa Yakami avrebbe sposato solo lui, respingendo le proposte dei suoi fratelli. La profezia si avverò, ponendo così le premesse per le nuove avventure del futuro signore di Izumo.<br /><br />Trovo affascinante questa storia per i significati profondi che può assumere a seconda delle chiavi di lettura a cui viene sottoposta. Credo, in particolare, che si tratti un <span style="font-weight: bold;">aneddoto sul confine sottile che separa l'apparenza dalla realtà</span>: il messaggio del racconto sarebbe quello di non giudicare gli altri per quello che sembrano in quanto, a una prima occhiata, è impossibile capire quali immensi poteri nascondano. Il mito, secondo un <span style="font-weight: bold;">concetto utilitaristico</span>, vorrebbe, in pratica, invitare ciascuno ad aiutare anche chi non sembra importante. In questo senso, gli ottanta fratelli rappresenterebbero il punto di vista di gran parte della società che considera privo di importanza chi appare piccolo e debole (in questo caso, la lepre scuoiata), facendosi gioco della sua condizione. Al contrario, Okuninushi sarebbe colui che offre aiuto a chiunque glielo chieda, dando prova di una generosità disinteressata che finisce, comunque, per essere premiata.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-32510039652597282152008-04-18T11:10:00.015+01:002009-09-19T13:06:09.980+01:00Kagemusha 影武者<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTI0ZYfccI/AAAAAAAAAbE/ndxB10IbAzw/s1600-h/kagemusha02.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 227px; height: 320px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTI0ZYfccI/AAAAAAAAAbE/ndxB10IbAzw/s320/kagemusha02.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383148257106948546" border="0" /></a><br />Mostrando uno scorcio del Giappone del <span style="font-weight: bold;">periodo Azuchi-Momoyama</span> (1568-1598), il regista Akira Kurosawa dedica il film <span style="font-weight: bold;">Kagemusha, l'ombra del guerriero</span> (<span style="font-weight: bold;">1980</span>) a uno dei più famosi capi politici e militari del XVI secolo,<span style="font-weight: bold;"> Takeda Shingen</span> (1521-1573). L'azione si svolge in un epoca di guerre civili tra signori feudali (i cosiddetti <span style="font-style: italic;">dimyo</span>), alcuni dei quali miravano a unificare il Paese sotto il proprio vessillo. Shingen è, appunto, uno di questi convinti fautori dell'unificazione nazionale ma, durante un'assedio, viene ferito mortalmente da un colpo di archibugio. Su suggerimento del fratello <span style="font-style: italic;">Nobukado</span> e per volontà dello stesso Shingen, si mantiene segreta la scomparsa del leader dei Takeda, sostituendolo temporaneamente con un <span style="font-weight: bold;">kagemusha</span> (un uomo-ombra, cioè un sosia), al fine di non demoralizzare le truppe e ingannare il nemico. Inizialmente, il kagemusha, essendo un ladro, assolverà al suo compito per mera convenienza, senza nascondere la sua natura, ma finirà poi per identificarsi totalmente nel personaggio assumendone la personalità e perdendo la propria identità. Dopo essere stato smascherato e scacciato, il sosia non riuscirà più a staccarsi dal "suo" clan anche quando questo verrà annientato nella storica <span style="font-weight: bold;">battaglia di Nagashino</span> (<span style="font-weight: bold;">1575</span>): lui stesso rimarrà vittima dello scontro, tentando di proteggere il "suo" stendardo.<br /><br />In questa amara parabola sull'illusione della vita e la caducità delle cose umane, il regista fonde la tradizione letteraria europea (in particolare, <span style="font-weight: bold;">Shakespeare</span>) e quella medievale giapponese (citando, per esempio, il poema epico duecentesco <span style="font-weight: bold;">Eike Monogatari</span>) con l'astrattezza del <span style="font-weight: bold;">teatro No</span>. Inoltre, reinventando liberamente la vicenda del kagemusha di Shingen, Kurosawa ricostruisce fedelmente i personaggi e gli avvenimenti che hanno segnato la storia del Giappone moderno: <span style="font-weight: bold;">Oda Nobunaga</span> (1534-1582), il grande avversario dei Takeda, noto come il primo unificatore del Paese; <span style="font-weight: bold;">Tokugawa Ieyasu</span> (1543-1616), fondatore di quella dinastia che governerà l'arcipelago per più di due secoli; e, naturalmente, la battaglia di Nagashino (avrò modo di parlarne in seguito), di cui il regista mostra solo l'inizio e la fine, lasciando immaginare il resto allo spettatore, attraverso il sonoro e le reazioni dei protagonisti.<br /><br />Vincitore della Palma d'oro al <span style="font-weight: bold;">Festival Cannes</span> nel <span style="font-weight: bold;">1982</span>, Kagemusha è, a mio parere, uno dei migliori film storici mai realizzati: azzeccatissime, in particolare, le scene che mostrano un Nobunaga fanatico dell'occidente benedetto da un padre gesuita e deliziato dal vino "straniero"; Visualmente straricco di effetti cromatici, è brillantissimo anche nelle sequenze epiche (non per niente è stato prodotto da <span style="font-style: italic;">Francis Ford Coppola</span> e da <span style="font-style: italic;">Geoge Lucas</span><span style="font-family:arial,sans-serif;">)</span>...Insomma, un film che consiglio a tutti.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-56033233295259871822008-04-08T21:44:00.016+01:002009-09-19T13:07:08.117+01:00Yojimbo 用心棒<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/yojimbo.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 190px; height: 280px;" src="http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/yojimbo.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span>Meglio conosciuto in Italia come <span style="font-style: italic;">La sfida del samurai</span></span> (ma letteralmente significa "La guardia del corpo"), <span style="font-weight: bold;">Yojimbo</span> (<span style="font-weight: bold;">1961</span>) è una sorta di parodia dei tradizionali film in costume giapponesi (<span style="font-style: italic;">"Jidai geki"</span>), nonché un'originale rivisitazione del western hollywoodiano da parte di <span style="font-weight: bold;">Akira Kurosawa</span> (1910-1998). Questo film si svolge in <span style="font-weight: bold;">epoca Tokugawa </span>(1603-1867), l'età del Giappone popolato dai samurai senza padrone e privi di un impiego stabile (i cosiddetti <span style="font-style: italic;">"ronin"</span>) che vagavano senza una meta precisa alla ricerca di qualcuno a cui vendere i propri servigi. Il protagonista di Yojimbo (interpretato da Toshiro Mifune) è appunto <span style="font-style: italic;">Sanjuro</span> (ovvero "Trent'anni", un modo per dire Nessuno), uno di questi ronin. Il samurai capita, per caso, in un villaggio insanguinato dalla guerra tra due clan rivali, ciascuno dei quali vorrà servirsi della sua abilità con la spada per avere finalmente la meglio sull'avversario. Intanto, Sanjuro, attraverso le armi dell'astuzia e del doppio gioco, cercherà di logorare entrambe le fazioni, passando ora al servizio dell'una, ora dell'altra. Ma sotto il suo cinismo e la sua crudeltà, paragonabili a quelli dei due contendenti, si cela, in realtà, lo spirito eroico e cavalleresco del guerriero antico che porterà il samurai a difendere una giovane donna a rischio della sua stessa vita.<br /><br />Yojimbo è, insomma, un film d'azione impregnato di violenza e di umorismo sarcastico che, nell'intenzione del regista, si propone di raccontare in chiave ironico-grottesca la lotta tra bande di <span style="font-style: italic;">yakuza </span>che dominano sia sugli schermi che nella vita dei giapponesi. Questo film avrà un seguito in <span style="font-weight: bold;">Sanjuro</span> (<span style="font-weight: bold;">1962</span>), mentre dalla sua trama <span style="font-weight: bold;">Sergio Leone</span> ricaverà il famoso western <span style="font-style: italic;">Per un pugno di dollari</span> (1964), venendo per questo accusato di plagio dalla casa produttrice Toho. L'opera di Kurosawa non ha, comunque, nulla da invidiare al remake italiano, distinguendosi da esso per la sua sottile ironia e la sua raffinata stilizzazione.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-48380379270217509022008-04-02T07:38:00.028+01:002009-09-19T13:11:12.838+01:00Rashomon 羅生門<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTKUPLlnOI/AAAAAAAAAbM/hyTy0xNeJpo/s1600-h/rashomon.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 226px; height: 320px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTKUPLlnOI/AAAAAAAAAbM/hyTy0xNeJpo/s320/rashomon.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383149903635913954" border="0" /></a><br />Dopo aver parlato molto di storia, inauguro oggi la nuova etichetta del cinema, dedicando il suo primo articolo a uno dei più famosi film di <span style="font-weight: bold;">Akira Kurosawa</span> (1910-1998). Sto parlando di <span style="font-weight: bold;">Rashomon</span> (<span style="font-weight: bold;">1950</span>), film drammatico che fece conoscere non solo il regista, ma anche il cinema giapponese in tutto il mondo, vincendo il Leone d'oro al <span style="font-weight: bold;">Festival di Venezia</span> nel <span style="font-weight: bold;">1951</span>.<br /><br />Rashomon è tratto da due brevi <span style="font-weight: bold;">rekishi mono</span> (racconti storici) dello scrittore giapponese <span style="font-weight: bold;">Ryunosuke Aku</span><span style="font-weight: bold;">tagawa</span> (1989-1927), ambientati rispettivamente nel Giappone antico del <span style="font-weight: bold;">periodo Heian</span> (794-1185) e in quello medievale: <span style="font-style: italic;">Rashomon </span>(ovvero, "La porta di Rasho", a Kyoto), pubblicato nel 1921 su una rivista dell'Università di Tokyo; e <span style="font-style: italic;">Yabu no naka</span> (Nel bosco), uscito nel 1921 e considerato il capolavoro della sua produzione.<br /><br />Il film si svolge probabilmente durante il XV secolo e inizia con l'incontro tra un boscaiolo, un monaco e un passante sotto il portico di un tempio dedicato al dio Rasho, dove questi avevano trovato riparo dalla pioggia; la loro conversazione rievoca il caso di un bandito (<span style="font-style: italic;">Toshiro Mifune</span>) messo sotto processo per aver ucciso un samurai (<span style="font-style: italic;">Masayuki Mori</span>) e per averne violentato la moglie (<span style="font-style: italic;">Machiko Kyo</span>). L'accaduto era stato raccontato in maniera diversa dai suoi protagonisti (perfino dal samurai defunto, evocato da una maga): infatti, ciascuno di loro aveva dato una personale versione dei fatti, cercando di salvare il proprio onore e facendo cadere la colpa sugli altri due. Da una quarta versione, quella del boscaiolo, unico testimone esterno della vicenda, risulterà poi che tutti e tre si erano comportati in modo disonorevole. Rashomon è quindi una parabola sulla relatività della verità, che denuncia il male e l'egoismo presenti in tutti gli uomini, pur lasciando, alla fine, un messaggio di speranza e di umanità.<br /><br />Questo film costituisce senz'altro un capolavoro del cinema nipponico che non stanca mai e che si muove a un ritmo incalzante. E' difficile credere che non sia stato subito apprezzato in Giappone.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-76651126641543339862008-03-26T20:30:00.006+00:002009-09-19T13:13:44.486+01:00Il periodo Nara 奈良時代 (710-784 d.C.)3In seguito all'applicazione dell'<a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/01/il-periodo-asuka-538-710-dc2.html">editto Taika</a> del 646, nel periodo Nara giunge a compimento la formazione, in Giappone, di uno <span style="font-weight: bold;">stato centralizzato</span> e subordinato all'autorità della famiglia imperiale. In particolare, l'editto prevedeva l'assegnazione del pieno controllo delle terre al sovrano, che si riservava il diritto di riscuotere le tasse attraverso l'adozione di un sistema fondiario e fiscale già in uso in Cina. Tale sistema, detto <span style="font-weight: bold;">kubunden</span> (ovvero campi divisi per ogni bocca), comportava la distribuzione di determinate porzioni di terra alle famiglie contadine, tenute a coltivarle e a pagare i relativi tributi. Il governo imperiale ricavava da questo assetto una forza economica e politica assoluta ma non sempre riuscì, tuttavia, a garantire l'efficienza del sistema kubunden. Esso avrebbe subito importanti trasformazioni fino a rivelarsi praticamente inadeguato nell'assicurare l'egemonia del sovrano.<br /><br />A determinare tali trasformazioni fu, innanzitutto, il fatto che in un Giappone ancora arretrato e centralizzato solo di recente, era assai difficile per il governo centrale combattere tendenze dure a morire come la sostanziale autonomia degli antichi <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2007/11/il-periodo-yayoi-300-ac-250300-dc3.html">uji</a> (o clan) e l'influenza che essi avevano ancora sui contadini contribuenti. Inoltre, dato che si accedeva alle cariche più alte in base alla nascita e non al merito, mancava una burocrazia potente e in grado di amministrare correttamente le province; molte dei queste, infatti, venivano lasciate della corte in uno stato di semi abbandono. Per non parlare del fatto che la pressione fiscale esercitata sugli agricoltori spingeva questi ad abbandonare le terre kubunden mentre ondate di malattie provenienti dal continente (come l'<span style="font-weight: bold;">epidemia di vaiolo</span> del 735-737) provocavano la rovina e quindi l'abbandono di molti altri campi.<br /><br />Tutti questi fattori resero evidente la debolezza e la mancanza di flessibilità del sistema cinese di nazionalizzazione della terra e spinsero il governo ad adottare contromisure per incrementare la produttività delle terre statali e, così, le entrate provenienti dalla loro tassazione. Infatti, con l'obiettivo di portare nuove risorse nelle casse dello stato, il governo volle estendere le aree coltivabili ma, non riuscendo a raccogliere la manodopera necessaria, promulgò <span style="font-weight: bold;">due leggi</span> che incentivassero la bonifica del territorio: un decreto del <span style="font-weight: bold;">723</span> concedeva a famiglie aristocratiche o istituzioni religiose il possesso privato per una o tre generazioni delle terre che avessero reso produttive; un'atro decreto del <span style="font-weight: bold;">743</span> avrebbe poi reso perpetua tale concessione.<br /><br />Le due leggi contraddicevano palesemente l'intero sistema promosso dalla riforma Taika, dato che le nuove zone messe a cultura non erano più "terre pubbliche" e "di proprietà imperiale", ma possedimenti privati, detti <span style="font-weight: bold;">shoen</span>, sottoposte al controllo della nobiltà e del clero. In questo modo, aristocratici di corte e i grandi templi della capitale, ottenendo perfino l'esenzione fiscale, aumentarono notevolmente la loro ricchezza e la loro influenza a scapito di quelle del sovrano, che vide invece diminuire progressivamente le proprie entrate nonché il proprio controllo sulla terra e su i suoi abitanti.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTK0eBW3hI/AAAAAAAAAbU/fhA888JuFTc/s1600-h/Kammu.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 140px; height: 155px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTK0eBW3hI/AAAAAAAAAbU/fhA888JuFTc/s320/Kammu.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383150457375350290" border="0" /></a> Quindi, a partire dalle contraddizioni del sistema fondiario era ormai iniziato un processo di decadimento del potere centrale, un processo che non poteva essere arrestato nemmeno dell'iniziativa di imperatori energici e abili, come ad esempio <span style="font-weight: bold;">Kanmu</span> che regnò dal 781 all'806. Salito al trono come cinquantesimo imperatore, Kanmu è ricordato per aver trasferito la capitale da Nara a <span style="font-weight: bold;">Nagaoka</span> nel <span style="font-weight: bold;">784</span> e nuovamente a <span style="font-weight: bold;">Heiankyo</span> (l'odierna <span style="font-weight: bold;">Kyoto</span>) nel <span style="font-weight: bold;">794</span>. Nella sua nuova sede, Kanmu mirò a rafforzare l'autorità imperiale e a ripristinare il suo antico ruolo limitando nel contempo la nascita di nuove tenute private. Ma alla lunga il suo progetto si sarebbe rivelato vano e la dinastia imperiale avrebbe finito per ricoprire un ruolo puramente sacrale e cerimoniale, mentre avrebbe smesso di ricoprire quello politico per circa un millennio.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-54167503743565616392008-03-18T17:33:00.008+00:002008-03-27T17:44:37.840+00:00Il periodo Nara 奈良時代 (710-784 d.C.)2Come si è potuto capire dall'articolo precedente, la religione buddhista e la sua diffusione svolsero un ruolo determinante durante il periodo Nara. Infatti, nonostante non avesse sostituito lo <span style="font-weight: bold;">Shintoismo</span> ne come culto popolare ne come fonte principale del potere imperiale, il <span style="font-weight: bold;">Buddhismo</span> riscontrò un grande successo nel Giappone dell'epoca a livello sia religioso che culturale, godendo, tra l'altro, dei favori ufficiali della Corte. Per esempio, i grandi templi della capitale ricevettero un forte sostegno economico, attraverso la concessione di proprietà private e la possibilità di acquisire nuovi possedimenti senza dover pagare tributi al governo centrale. Per questo motivo, e per il fatto di avere tra i suoi monaci membri della nobiltà e perfino ex imperatori, il <span style="font-weight: bold;">clero buddhista</span> poté disporre di un peso politico tale da condizionare le dispute per il potere all'interno della stessa <span style="font-weight: bold;">Corte imperiale</span>.<br /><br />Emblematico <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://bp0.blogger.com/_Ks2fw42qY20/R-AFgBZGW_I/AAAAAAAAAEU/3Them3lWDrM/s1600-h/dokyo+e+koken+%28si%29.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://bp0.blogger.com/_Ks2fw42qY20/R-AFgBZGW_I/AAAAAAAAAEU/3Them3lWDrM/s200/dokyo+e+koken+%28si%29.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5179145619163732978" border="0" /></a>è l'episodio di cui fu protagonista l'<span style="font-weight: bold;">Imperatrice Koken</span>, figlia dell'<a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/03/il-periodo-nara-710-784-dc1.html">Imperatore Shomu</a>, salita al trono nel <span style="font-weight: bold;">749</span>. Fervente buddhista, come lo era stato il padre, Koken patrocinò molte cerimonie e difese i princìpi della sua fede, condannando a pene severe chiunque li avesse violati. Nel <span style="font-weight: bold;">758</span>, abdicò a favore dell'<span style="font-style: italic;">Imperatore Junnin</span> e si ritirò a vita monastica; nel frattempo, aveva conferito cariche importanti a un monaco, <span style="font-weight: bold;">Dokyo</span>, probabilmente per averla guarita da una malattia. Grazie ai titoli e ai privilegi ricevuti da Koken, Dokyo divenne tanto potente da costituire una minaccia per l'Imperatore in carica, che intervenne militarmente contro di lui, ma senza successo: Dokyo sventò l'attacco e l'ex Imperatrice tornò sul trono col nome di <span style="font-weight: bold;">Shotoku</span>, condannando all'esilio il suo predecessore. L'Imperatrice, quindi, accrebbe ulteriormente con altre cariche il potere del monaco che, mosso dall'ambizione, pretese perfino di essere nominato Imperatore. Era evidente che il clero buddhista dominava ormai la Corte e fu solo la morte di Koken nel <span style="font-weight: bold;">770</span> a determinare la fine del potere di Dokyo, che venne esiliato dalla capitale.<br /><br />In seguito, la vicenda spinse gli imperatori successivi a ridurre drasticamente il sostegno alle istituzioni religiose e a spostare, nel <span style="font-weight: bold;">784</span>, la capitale da Nara a <span style="font-weight: bold;">Nagaoka</span>, a sud-est dell'odierna Kyoto, con lo scopo di allontanare, anche fisicamente, l'influenza dei grandi templi buddhisti e dei loro sacerdoti dagli affari di Stato.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-30722793924966413922008-03-11T20:53:00.015+00:002008-03-27T17:45:41.994+00:00Il periodo Nara 奈良時代 (710-784 d.C.)1<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.jnto.go.jp/eng/location/regional/nara/img/e616-004294.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 171px; height: 127px;" src="http://www.jnto.go.jp/eng/location/regional/nara/img/e616-004294.jpg" alt="" border="0" /></a><br />Il periodo Nara è quello in cui la capitale, sede del Governo imperiale, era <span style="font-weight: bold;">Heijokyo</span> (oggi Nara, appunto), situata nella pianura di Yamato. La città fu fondata nel <span style="font-weight: bold;">710 </span>secondo i parametri urbanistici di <span style="font-style: italic;">Ch'ang-an</span>, capitale cinese sotto la dinastia T'ang: riproduceva, infatti, la stessa pianta a griglia rettangolare, insieme ad altre caratteristiche dello stile architettonico e urbanistico cinese. Con i suoi 20 chilometri quadrati di estensione, Nara doveva rappresentare l'intenzione dei sovrani giapponesi di ispirarsi al modello continentale per esprimere, anche visivamente, il proprio potere.<br /><br />In questo contesto, gli imperatori e le famiglie nobili vollero attingere dal <span style="font-weight: bold;">Buddhismo</span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.bornplaydie.com/japan/travel/nara/daibutsu.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 141px; height: 184px;" src="http://www.bornplaydie.com/japan/travel/nara/daibutsu.jpg" alt="" border="0" /></a> forza e prestigio, finanziando la costruzione di splendidi templi e patrocinando importanti cerimonie. Esemplare fu lo zelo buddhista di <span style="font-weight: bold;">Shomu</span> "il Pio", imperatore dal 724 al 749, che, mosso dall'intento di proteggere il suo paese da una grande epidemia di Vaiolo e altre calamità, fece costruire un tempio in ciascuna provincia. Inoltre, commissionò grandiose costruzioni buddhiste all'interno della capitale, come il <span style="font-weight: bold;">Tempio Todai-ji</span> a Nara dove è custodito il <span style="font-weight: bold;">Grande Buddha </span>seduto (o <span style="font-style: italic;">Daibutsu</span>), una delle statue in bronzo più grandi del mondo (è alto circa 18 metri); durante la consacrazione della statua nel <span style="font-weight: bold;">752</span>, ovvero la <span style="font-weight: bold;">cerimonia della "apertura degli occhi"</span> del Buddha, parteciparono personaggi provenienti dalla Cina, dalla Corea e perfino dall'India.<br /><br />Quello Nara è un periodo di frequenti contatti con vari paesi dell'Asia orientale ( e non solo), anche se il partner privilegiato del Giappone fu la Cina con cui, già a partire dal 701, aveva inaugurato una nuova stagione di intensi scambi commerciali e culturali. Infatti, dalla Cina i giapponesi assorbirono, oltre al Buddhismo, anche altre dottrine filosofiche, la letteratura, l'arte e le riforme politiche. Tuttavia, non si trattò di un'imitazione indiscriminata di tutto ciò che fosse cinese ma , piuttosto, di una <span style="font-weight: bold;">rielaborazione originale</span> del modello straniero, adattandolo alle esigenze indigene.<br /><br />In ambito letterario, a partire dai caratteri cinesi, si sviluppò, per esempio, un sistema di scrittura giapponese distinto: assistiamo, in pratica, alla compilazione del <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2007/10/introduzione-al-kojiki.html">Kojiki</a> (712) e del <span style="font-weight: bold;">Niohon Shoki</span> (720), le prime vere opere letterarie giapponesi. Entrambe nacquero dalla concezione cinese secondo cui un governo dovesse compilare accuratamente gli eventi storici del passato come guida dell'azione politica. Tuttavia, diversamente dalle cronache ufficiali cinesi, le due opere storiche giapponesi sono attendibili solo per quanto riguarda gli ultimi 3 secoli della narrazione, mentre, per il resto, riportano episodi remoti della mitologia antica e fatti surreali. Il loro obbiettivo principale era quello di glorificare il passato della <span style="font-weight: bold;">dinastia regnante Yamato</span><span>, conferendole un'eredità divin</span>a. La famiglia imperiale giunse così a legittimare il proprio dominio sul Giappone, un dominio ormai totalmente consolidato dopo un lungo <span style="font-weight: bold;">processo di centralizzazione del potere</span>, iniziato nel <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2007/11/il-periodo-yamato-o-kofun-250300-538-dc.html">periodo Kofun</a> (250/300-538 d.C.).Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-81938090181731933332008-03-04T14:44:00.015+00:002009-09-19T13:19:21.887+01:00Susanoo 須佐之男命<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTLiuCIZvI/AAAAAAAAAbc/lAqsmW4CI7A/s1600-h/susanoo.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 154px; height: 267px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/SrTLiuCIZvI/AAAAAAAAAbc/lAqsmW4CI7A/s320/susanoo.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383151251947546354" border="0" /></a><br />Dio del mare e delle tempeste, <span style="font-weight: bold;">Susanoo</span>, ovvero "Maschio impetuoso", è una delle principali divinità (<span style="font-weight: bold;">kami</span>) del pantheon shintoista, nate dal corpo del Dio Creatore <span style="font-weight: bold;">Izanaki</span>, mentre questi compiva un rito di purificazione (<span style="font-weight: bold;">harai</span>). Si tratta di un dio straordinariamente forte e coraggioso ma anche insolente, violento e ribelle. Infatti, rifiutò l'incarico di governare il mare affidatogli da Izanaki, provocando così l'ira del padre che lo cacciò via; prima di andare in esilio, tuttavia, Susanoo si recò in cielo dove regnava sua sorella, la Dea del Sole <span style="font-weight: bold;">Amaterasu</span> con cui ebbe subito una disputa riguardo al motivo della sua venuta; avendo vinto la sfida, si mise quindi a esultare, seminando morte e distruzione a tal punto che Amaterasu, inorridita e spaventata, si chiuse in una grotta, facendo cadere il mondo nell'oscurità più totale. Fu solo grazie allo stratagemma ordito dalle altre divinità che la Dea del Sole venne trascinata fuori dal suo nascondiglio e tutto tornò alla normalità.<br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/83/YamataNoOrochi.jpg/800px-YamataNoOrochi.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 327px; height: 174px;" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/83/YamataNoOrochi.jpg/800px-YamataNoOrochi.jpg" alt="" border="0" /></a><br />Intanto, Susanoo fu nuovamente costretto ad andare in esilio e si recò sulla Terra, precisamente a <span style="font-weight: bold;">Izumo</span> (antica provincia dell'Honshu sud-occidentale) dove visse varie avventure. Secondo il mito, in quella regione viveva <span style="font-weight: bold;">Yamata no Orochi</span> (letteralmente serpente di Yamata), un drago dalle otto teste, otto code e otto zampe che aveva divorato le sette figlie di un signore locale e avrebbe reclamato anche l'ultima rimasta, se non fosse stato per l'intervento del Dio delle tempeste. Infatti, Susanoo, invaghitosi della giovane, si impegnò eliminare il drago in cambio della possibilità di sposarla: fece trovare a Orochi otto enormi giare piene di liquore e, dopo che ogni testa ebbe bevuto fino ad ubriacarsi e ad addormentarsi, lo fece a pezzi con la spada.<br /><br />Nel recidere una delle code del drago, Susanoo trovò una spada grossa e affilata: era la leggendaria <span style="font-weight: bold;">Ame no Murakumo</span> (letteralmente Spada del Paradiso) che il Dio pensò di donare alla sorella Amaterasu come richiesta di perdono per come si era comportato nel suo regno. La preziosa arma sarebbe poi diventata uno dei <span style="font-weight: bold;">tre tesori sacri</span>, simboli della famiglia imperiale, discendente appunto dalla Dea del Sole. Infatti, ritroviamo la stessa spada nella leggenda di <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/02/yamato-takeru.html">Yamato Takeru</a> che, avendola ricevuta dalla zia, la <span style="font-style: italic;">principessa Yamato</span>, la utilizzò nelle sue imprese contro i nemici di suo padre, l'<span style="font-style: italic;">Imperatore Keiko</span>.<br /><br />Ma torniamo a Susanoo. Il Dio, dopo aver ucciso il drago, fondò a Izumo il suo regno, stabilendovi una capitale e creando così le premesse per il potere della sua discendenza. Questa avrebbe regnato su quelle terre prima di cederle ai discendenti di Amaterasu, ovvero la futura <span style="font-weight: bold;">stirpe imperiale degli Yamato</span>, la cui vittoria sugli Izumo viene esaltata, o meglio, esagerata dalle cronache del <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2007/10/introduzione-al-kojiki.html">Kojiki </a>e del <span style="font-weight: bold;">Nihon Shoki</span>. Infatti, i due annali, pur raccontando, dietro al mito, un fatto realmente accaduto (la lotta per l'egemonia tra il <span style="font-weight: bold;">clan Izumo</span> e il <span style="font-weight: bold;">clan Yamato</span>), tendono comunque a deformare la realtà storica, minimizzando, per esempio, l'importanza e l'effettiva potenza dei presunti discendenti di Susanoo.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-66234085449937798612008-02-26T14:57:00.011+00:002010-09-25T12:26:55.522+01:00Quando si parla di kamikaze<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div>Leggendo quotidiani o ascoltando radio e televisione, non posso fare a meno di notare, oltre alle banalità che continuamente ci propongono, la confusione che i media contribuiscono a creare nell'opinione pubblica. Per esempio, mi viene in mente quando trattano il fenomeno drammatico e, per certi versi, incomprensibile di credenti nell'Islam, che mirano a fare il maggior numero di vittime, soprattutto tra i civili, attraverso attentati suicidi.<br />
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Ora, a questi assassini, viene impropriamente attribuito il nome di <span style="font-style: italic;">"kamikaze"</span> con riferimento ai piloti suicidi giapponesi della Seconda Guerra Mondiale, conosciuti anche come <span style="font-weight: bold;">Shinpu Tokubetsu Kogekitai</span>, o "Forze speciali di attacco del vento divino", che si lanciavano con aerei o mini sottomarini contro le navi americane. Bisogna sapere che questi piloti prendevano il loro nome dagli uragani che, nel <span style="font-weight: bold;">1281</span>, contribuirono a salvare il Giappone dalle invasioni mongole, distruggendo gran parte della flotta inviata dal nipote di <span style="font-style: italic;">Genghis Khan</span>, <span style="font-style: italic;">Kublai</span>. Tali venti provvidenziali, battezzati <span style="font-weight: bold;">shinpu</span> o <span style="font-weight: bold;">kamikaze</span> (letteralmente "vento divino"), rafforzarono nei giapponesi la convinzione che il proprio paese fosse sacro e inviolabile, in quanto godeva della protezione dei <span style="font-weight: bold;">kami</span>, gli dei. Non a caso, il nome kamikaze venne rinnovato sei secoli più tardi , riferendosi a quei piloti che, di fronte a una nuova invasione (quella americana), sacrificarono la propria vita per la stessa causa, ovvero la <span style="font-weight: bold;">salvezza della Nazione</span>.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJ3cNXYiW_I/AAAAAAAAAiU/irxKYsB4g5I/s1600/Immagine+445.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://2.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/TJ3cNXYiW_I/AAAAAAAAAiU/irxKYsB4g5I/s200/Immagine+445.jpg" width="150" /></a>Q<a href="http://www.tokyofreepress.com/images/articles/20051224031458379_1.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"></a>uesto termine è, perciò, del tutto inadatto ad indicare il fenomeno dei combattenti suicidi islamici, in quanto si riferisce a un contesto storico-culturale e a situazioni del tutto diverse: i giapponesi, in fondo, agivano contro altri militari nell'ambito di una <span style="font-weight: bold;">guerra "regolare"</span> mentre i combattenti islamici colpiscono civili generalmente in un contesto che definiamo <span style="font-weight: bold;">terrorismo</span>, o "guerra non convenzionale". Nell'ultimo caso è quindi più appropriato parlare di <span style="font-weight: bold;">Shaid</span>, termine arabo traducibile con "testimone" o "martire" e inquadrabile nella <span style="font-weight: bold;">Jihad</span> (Guerra Santa). Va, infine, ricordata un'altra vistosa differenza tra i guerriglieri di Al Qaeda e i kamikaze nipponici: i primi credono che grazie ai loro atti possono risorgere in Paradiso, ovvero la dimensione reale descritta dal Corano; i secondi, invece, non si aspettavano affatto, dopo la morte, una vita in cui il loro sacrificio venisse premiato, ma di rinascere come spiriti presso il <span style="font-weight: bold;">tempio dei caduti</span> di <span style="font-style: italic;">Yasukuni Jinja</span> (foto), a Tokyo, da cui continuare a vegliare sul destino e sulla rinascita collettiva del Paese.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-21236302563912901152008-02-19T20:29:00.011+00:002008-08-17T18:50:48.172+01:00Lo shogunato Minamoto<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/76/Minamoto_no_Yoritomo.jpg/200px-Minamoto_no_Yoritomo.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 153px; height: 197px;" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/76/Minamoto_no_Yoritomo.jpg/200px-Minamoto_no_Yoritomo.jpg" alt="" border="0" /></a><br />Erede di un'importante famiglia guerriera, discendente da un ramo collaterale della stirpe imperiale, <span style="font-weight: bold;">Minamoto Yoritomo</span> (1147-1199) fu un personaggio di grade rilievo nella storia giapponese. Nel <span style="font-weight: bold;">1185</span>, dopo aver sconfitto la famiglia rivale dei <span style="font-style: italic;">Taira</span>, che avevano dominato la sfera politica dell'arcipelago per tutto il ventennio precedente, Yoritomo emerse, infatti, come il più potente capo militare del Giappone alla guida di un'estesa <span style="font-weight: bold;">coalizione di guerrieri provinciali</span>. Il suo avvento segna una fase decisiva, se non definitiva, di un processo di transizione del potere dall'aristocrazia di corte alla <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/08/lascesa-della-classe-guerriera.html"><span>classe militare</span></a> che si era sviluppata attorno alle potenti famiglie dei signori delle province. Una di queste famiglie era, appunto, quella dei <span style="font-weight: bold;">Minamoto</span> che, sotto Yoritomo, creò un nuovo centro di potere legittimato dalla corte imperiale ma sostitutivo ed alternativo ad essa. Si tratta del <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/02/il-titolo-di-shogun.html">bakufu</a>, "governo della tenda", ovvero un governo militare a carattere nazionale con sede a <span style="font-weight: bold;">Kamakura</span>, località vicino all'attuale Tokyo, e presieduto da un capo guerriero, detto <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/02/il-titolo-di-shogun.html">shogun</a>. Tale titolo indicava la suprema autorità militare e veniva attribuito provvisoriamente ai generali in tempo di guerra ma, a partire da Yoritomo, che lo ricevette dall'imperatore <span style="font-style: italic;">Go Toba</span> nel <span style="font-weight: bold;">1192</span>, esso divenne permanente ed ereditario.<br /><br />Il <span style="font-weight: bold;">governo di Kamakura</span> consisteva in una rete di rapporti tipicamente feudali fondati sul <span style="font-weight: bold;">vincolo signore-vassallo</span>, che legava Yoritomo ai cavalieri-signori provinciali. Questo rapporto si basava sulla fedeltà incondizionata e personale che le casate militari, in qualità di "vassalli" o "gentiluomini" (<span style="font-weight: bold;">gokenin</span>), dovevano prestare allo shogun, in cambio di possedimenti terrieri e cariche amministrative. Molti vassalli ebbero, per esempio, la carica di <span style="font-weight: bold;">jito</span> ("amministratore") con l'incarico di raccogliere le imposte nelle varie province del Giappone. I jito erano poi organizzati sotto la supervisione degli <span style="font-weight: bold;">shugo</span> ("governatore militare" o "protettore"), ovvero dipendenti dello shogun deputati a svolgere compiti di sorveglianza, ma di fatto anche incarichi amministrativi. Attribuendo le cariche di jito e shugo a uomini a lui fedeli, Yoritomo poté esercitare un controllo abbastanza diretto su gran parte del Giappone, riducendo, allo stesso tempo, quello della corte imperiale.<br /><br />Tuttavia questo sistema, alla lunga, si sarebbe rivelato poco efficace in quanto faceva totale affidamento sulla fedeltà dei vassalli allo shogun e dipendeva dal forte carisma personale di Yoritomo, nonché dalla sua abilità politica nel mantenere le alleanze. Invece, dopo la sua morte nel 1199, non ci furono Minamoto idonei alla successione: i due figli di Yoritomo, <span style="font-style: italic;">Yoriie</span> e <span style="font-style: italic;">Sanetomo</span>, entrambi shogun per un breve periodo, non furono in grado di gestire l'eredità paterna e controllare l'ondata di intrighi e omicidi per il potere. Infatti, furono vittima di un complotto ordito dalla famiglia degli <span style="font-weight: bold;">Hojo</span>, tutrice di Yoritomo, che riuscì a sopprimere i Minamoto e a subentrare nel controllo del governo di Kamakura come <span style="font-weight: bold;">reggente di uno shogun</span> divenuto ormai puramente simbolico.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2339218916740235704.post-7445049672451024622008-02-12T21:06:00.004+00:002008-11-29T23:01:50.584+00:00Il titolo di shogunIl termine <span style="font-weight: bold;">seii tai shogun</span>, o semplicemente <span style="font-weight: bold;">shogun</span>, significa propriamente "grande generale conquistatore dei barbari" e tende a indicare quella carica che, tra l'VIII e il XII secolo, il governo imperiale conferiva provvisoriamente ai generali inviati a combattere le popolazioni ribelli delle frontiere nord-orientali del paese.<br />Quello di shogun era, in pratica, un titolo che ricevevano i capi più meritevoli per fronteggiare le tribù seminomadi dell'Honshu settentrionale, gli <span style="font-style: italic;">emishi</span> o <span style="font-style: italic;">ezo</span> (antenati degli attuali <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2007/11/popolazione-jomon-e-popolazione-yayoi.html">ainu</a>), considerate barbare e causa di disordine politico. Infatti, queste popolazioni contrastavano la diffusione della cultura sedentaria e agraria, rappresentando, quindi, una minaccia per l'autorità imperiale, che da tale cultura si era sviluppata.<br /><br />La carica di shogun cominciò, poi, ad assumere un significato diverso, quando l'Imperatore <span style="font-style: italic;">Go Toba</span> la assegnò nel <span style="font-weight: bold;">1192</span> a <span style="font-weight: bold;">Minamoto Yoritomo</span>, membro di un ramo cadetto della famiglia imperiale, nonché l'uomo più potente nel Giappone dell'epoca. La novità di tale assegnazione consisteva nel fatto che, da quel momento, designava non più solo il generale provvisorio dell'esercito imperiale, ma anche il titolare permanente di un potere politico, che fino ad allora era stato esercitato esclusivamente dalla dinastia regnante e dai suoi reggenti (come nel caso dei <a href="http://nippoclio.blogspot.com/2008/05/legemonia-dei-fujiwara.html">Fujiwara</a>).<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STHJu6FqX2I/AAAAAAAAAI0/1RMsts7hhjE/s1600-h/shogun.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 200px; height: 200px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_Ks2fw42qY20/STHJu6FqX2I/AAAAAAAAAI0/1RMsts7hhjE/s200/shogun.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5274218446331731810" border="0" /></a>Così, dal momento che Yoritomo poteva trasmettere il titolo di shogun all'interno della sua famiglia, vennero gettate le basi di una nuova forma di governo che sarebbe durata fino alla seconda metà del XIX secolo. Si tratta del <span style="font-weight: bold;">bakufu</span>, o "governo della tenda", un'istituzione militare a carattere nazionale presieduta, appunto, dallo shogun. Detto anche <span style="font-weight: bold;">shogunato</span>, il bakufu operò, inizialmente, in equilibrio con la corte imperiale, la quale garantiva la sua legittimità. Ne derivò una <span style="font-weight: bold;">diarchia</span>: da una parte c'era lo shogun, il detentore del potere militare; dall'altra, l'imperatore, fonte di legittimazione di tale potere in virtù del prestigio e della sacralità di cui godeva.<br /><br />Ciononostante, lo shogun avrebbe finito, in seguito, per esercitare il potere effettivo e il controllo reale sulla nazione, mentre l'imperatore avrebbe, si, conservato la propria funzione sacerdotale ma perso il suo ruolo politico, occupando invece una posizione marginale nella gestione dello Stato.Carlohttp://www.blogger.com/profile/07039335876807435086noreply@blogger.com5