martedì 18 marzo 2008

Il periodo Nara 奈良時代 (710-784 d.C.)2

Come si è potuto capire dall'articolo precedente, la religione buddhista e la sua diffusione svolsero un ruolo determinante durante il periodo Nara. Infatti, nonostante non avesse sostituito lo Shintoismo ne come culto popolare ne come fonte principale del potere imperiale, il Buddhismo riscontrò un grande successo nel Giappone dell'epoca a livello sia religioso che culturale, godendo, tra l'altro, dei favori ufficiali della Corte. Per esempio, i grandi templi della capitale ricevettero un forte sostegno economico, attraverso la concessione di proprietà private e la possibilità di acquisire nuovi possedimenti senza dover pagare tributi al governo centrale. Per questo motivo, e per il fatto di avere tra i suoi monaci membri della nobiltà e perfino ex imperatori, il clero buddhista poté disporre di un peso politico tale da condizionare le dispute per il potere all'interno della stessa Corte imperiale.

Emblematico è l'episodio di cui fu protagonista l'Imperatrice Koken, figlia dell'Imperatore Shomu, salita al trono nel 749. Fervente buddhista, come lo era stato il padre, Koken patrocinò molte cerimonie e difese i princìpi della sua fede, condannando a pene severe chiunque li avesse violati. Nel 758, abdicò a favore dell'Imperatore Junnin e si ritirò a vita monastica; nel frattempo, aveva conferito cariche importanti a un monaco, Dokyo, probabilmente per averla guarita da una malattia. Grazie ai titoli e ai privilegi ricevuti da Koken, Dokyo divenne tanto potente da costituire una minaccia per l'Imperatore in carica, che intervenne militarmente contro di lui, ma senza successo: Dokyo sventò l'attacco e l'ex Imperatrice tornò sul trono col nome di Shotoku, condannando all'esilio il suo predecessore. L'Imperatrice, quindi, accrebbe ulteriormente con altre cariche il potere del monaco che, mosso dall'ambizione, pretese perfino di essere nominato Imperatore. Era evidente che il clero buddhista dominava ormai la Corte e fu solo la morte di Koken nel 770 a determinare la fine del potere di Dokyo, che venne esiliato dalla capitale.

In seguito, la vicenda spinse gli imperatori successivi a ridurre drasticamente il sostegno alle istituzioni religiose e a spostare, nel 784, la capitale da Nara a Nagaoka, a sud-est dell'odierna Kyoto, con lo scopo di allontanare, anche fisicamente, l'influenza dei grandi templi buddhisti e dei loro sacerdoti dagli affari di Stato.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ho capito una cosa: se il bhuddismo non aveva sostituito lo shintoismo nè presso il popolo nè come giustificazione del potere... come cavolo hanno fatto i monasteri bhuddisti ad accumulare tanto potere?

Carlo ha detto...

bella domanda. si tratta di una delle tanti contraddizioni (apparenti) della storia giapponese. Il fatto è che il buddhismo, di provenienza straniera, non era riuscito a eliminare la religione locale, lo shintoismo, così come il modello cinese non aveva soppiantato usi e costumi locali. Si tratta insomma di una specie di convivenza tra le due religioni, che si sarebbero poi quasi fuse insieme.
inoltre, come ho cercato di mostrare negli articoli precedenti, la Cina aveva costituito il modello per eccellenza per costruire il potere assoluto dei sovrani giapponesi: quindi, senza indebolire le altrettanto influenti istituzioni shintoiste, venne aumentato il prestigio del clero buddhista come se si volesse, tra l'altro, godere dei benefici di Buddha. Va aggiunto poi il fervore e il fanatismo di sovrani come Shomu e Koken. Si tratta comunque di una situzione monentanea: gli imperatori si discosteranno di più dal buddhismo avvicinandosi piuttosto ad altre dottrine provenienti dalla cina come il Confucianesimo.

Spero di aver risposto al tuo quesito. Me l'ero posto anch'io ma dobbiamo tenere conto che la nostra mentalità è completamente diversa da quella orientale e se ci sembra strano che una istituzione religiosa domini senza ofuscare il potere di un'altra è essenzialmente (a mio parere) per due motivi: uno, ragioniamo secondo il princiio di noncontraddizione; due, abbiamo vissuo per quasi due millenni con una religione monoteista (che per sua stessa definizione rifiuta qualsiasi altra divinità).

Cavolo, la risposta più lunga che abbia mai dato: era meglio farci un'articolo.

Anonimo ha detto...

sei sempre in tempo :P
Comunque grazie del chiarimento!