L'opera di riforme venne momentaneamente interrotta da un breve periodo di guerra civile, provocato da una disputa per la successione al trono. Da questo scontro uscì vincitore Tenmu, fratello dell'Imperatore Tenji, che regnò dal 673 al 686 grazie, soprattutto, all'appoggio dell'esercito. L'imperatore Tenmu proseguì il processo di riforme e il consolidamento del potere imperiale. Infatti, ristrutturò il sistema di titoli onorifici (kabane) che regolava la gerarchia tra i capi clan (uji), ponendo quest'ultimi in una posizione subalterna rispetto ai nuovi ranghi di Corte; Inoltre, diede inizio alla compilazione del famoso Codice Taiho che sarebbe poi stato emanato agli inizi dell' VIII secolo; Infine, commissionò la stesura degli annali che avrebbero legittimato la stirpe imperiale, attribuendole un'origine divina. Si tratta di quell'opera terminata molti anni dopo, a cui sarebbe stato dato il titolo di Kojiki.
Morto Tenmu nel 686, fu necessario spostare la corte imperiale da Asuka e trovrle una sede che doveva, per la prima volta, essere permanente. Infatti, fino ad allora, vigeva la regola di spostare periodicamente la capitale imperiale ogni volta che vi moriva l'Imperatore in quanto, secondo il culto shintoista, il decesso del sovrano contaminava la sede di governo che andava quindi cambiata per non cadere nella sciagura. Già a partire dalle leggi Taika, invece, si decise di stabilire una sede fissa ricorrendo piuttosto a grandi riti di purificazione. Furono fatti quindi diversi tentativi di porre una capitale stabile ma, per vari motivi, questi fallirono. La prima capitale stabile ad essere sperimentata fu quella di Fujiwara, costruita nel 694 a nord di Asuka in base ai modelli architettonici e alla geomanzia cinese, ma sarebbe durata solo fino al 710 quando la sede del governo imperiale fu trasferita a Nara.
Intanto, durante questo periodo venne completato il codice di leggi avviato da Tenmu ed emanato nel 702 col nome di Codice Taiho , conosciuto anche come Codice Ritsuryo in quanto comprendeva due parti: le sanzioni penali (ritsu) e le istruzioni per i funzionari (ryo). Questo codice costituì l'ultimo atto del processo di riforme avviate da Shotoku Taishi ed enfatizzò ulteriormente l'autorità dell'imperatore e, quindi, la centralizzazione del potere. Esso gettò così le basi di un sistema amministrativo che sarebbe durato, almeno formalmente, fino al XIX secolo. Il codice Ritsuryo stabiliva una nuovo ordine sociale e gerarchico composto unicamente da "sudditi" classificati in base al rapporto che li legava al sovrano e divisi sostanzialmente in sudditi liberi (ryomin) e sudditi non liberi (senmin). Inoltre, da questo codice emerse una nuova e definitiva struttura di governo che in parte ricalcava il modello cinese, in parte conservava alcune caratteristiche indigene: infatti, da un lato, riprendeva dall'Editto Taika il Dajokan (Consiglio di Stato), ovvero un organismo che svolgeva l'amministrazione civile e rispecchiava il governo laico cinese; dall'altro, introduceva il Jingikan (Ufficio delle Divinità) che rappresentava invece le funzioni religiose dell'Imperatore e testimoniava quindi la continuità dell'importanza attribuita ai culti locali shintoisti.
Con il Periodo Asuka e le sue riforme (Costituzione dei 17 articoli, riforme Taika e Codice Ritsuryo) si giunge insomma alla nascita effettiva di uno stato unitario dotato di codice penale e costituzione legale, caratterizzato da stratificazione sociale e governato da un sovrano che regnava sulla base di una legge scritta. Inoltre, già a partire da questo periodo venne usato il nome moderno Nippon o Nihon, "Sorgente del Sole", e si delineò chiaramente la separazione tra sovranità nominale, attribuita all'imperatore, e potere politico effettivo, esercitato da primi ministri o reggenti e, in seguito (in periodo medioevale), da governatori militari, detti shogun.
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