
In questo modo, Yoritomo poteva contare, oltre che su una forte base economica personale, anche su una vasta rete di controllo, fatta di uomini fidati (i gokenin) sparsi per tutto il Giappone. Per di più, egli godeva di un vasto potere politico, garantito e legittimato dalla stessa Corte imperiale di Kyoto, la quale riconosceva il nuovo governo di Kamakura, conferendo a Yoritomo la carica di sotsuibushi (capo della polizia militare) nel 1185, quelle di soshugo (capo dei governatori militari) e di sojito (capo degli intendenti terrieri militari) nel 1190 e, infine, quella in assoluto più alta di shogun nel 1192. Allo stesso tempo, Yoritomo e i suoi sucessori si impegnavano a riconoscere l'istituzione imperiale quale unica fonte di legittimazione del potere politico e a convivere con essa in una sorta di "governo duale", anche se, di fatto, la Corte di Kyoto andava via via perdendo competenze e proprietà terriere a favore del governo militare instaurato da Yoritomo.

L'altra grande crisi di questo periodo era invece rappresentata da una grave minaccia esterna: i tentativi di invasione dei mongoli del 1274 e del 1281. Infatti, mentre il Giappone stava vivendo un periodo di pace e di stabilità interna sotto la guida degli Hojo, nel continente asiatico, sul finire del XIII secolo, i capi mongoli stavano dando vita al più esteso impero della storia mondiale. Dopo aver conquistato la Corea e soffocato gli ultimi focolai di resistenza in Cina, l'imperatore mongolo Qubilay Qan, vista respinta dal bakufu di Kamakura la richiesta di sottomissione alla sua autorità, inviò in Giappone una spedizione navale che raggiunse le coste settentrionali del Kyushu nel 1274. Tuttavia, prima ancora che vi fossero scontri decisivi, un tifone provocò igenti danni alla flotta nemica costringendola alla ritirata. Un cosa analoga avvenne nel 1281: una nuova invasione mongola, ancora più poderosa della prima, fu vanificata ancora una volta da un tifone improvviso.
Sebbene la minaccia di un'occupazione straniera fosse stata sventata dal "provvidenziale" tifone, soprannominato non a caso kamikaze (vento divino), gli ingenti preparativi di difesa per fronteggiare le due invasioni mongole (ed eventuali attacchi successivi) avevano inciso molto sulle finanze del bakufu, così come sulle energie umane dei giapponesi. Per di più, la guerra contro gli inavsori non aveva lasciato ai vincitori alcun bottino da spartire. Tutto ciò fomentò il forte malcontento di quanti avevano affrontato spese, sacrifici e perdite ingenti per la difesa del Paese, senza ricevere tra l'atro risarcimenti dal bakufu, che si era così dimostrato impotente e inefficiente. Questo clima di generale ostilità verso gli Hojo fu alimentato a sua volta dal risentimeno che molti cavalieri proviciali nutrivano verso il lungo dominio di questa famiglia; esso avrebbe quindi determinato la fine del bakufu di Kamakura e, al contempo, l'inizio di uno nuovo shogunato con sede a Muromachi e posto sotto la leadership di un nuovo clan emergente: quello degli Ashikaga.