Leggendo quotidiani o ascoltando radio e televisione, non posso fare a meno di notare, oltre alle banalità che continuamente ci propongono, la confusione che i media contribuiscono a creare nell'opinione pubblica. Per esempio, mi viene in mente quando trattano il fenomeno drammatico e, per certi versi, incomprensibile di credenti nell'Islam, che mirano a fare il maggior numero di vittime, soprattutto tra i civili, attraverso attentati suicidi.
Ora, a questi assassini, viene impropriamente attribuito il nome di
"kamikaze" con riferimento ai piloti suicidi giapponesi della Seconda Guerra Mondiale, conosciuti anche come
Shinpu Tokubetsu Kogekitai, o "Forze speciali di attacco del vento divino", che si lanciavano con aerei o mini sottomarini contro le navi americane. Bisogna sapere che questi piloti prendevano il loro nome dagli uragani che, nel
1281, contribuirono a salvare il Giappone dalle invasioni mongole, distruggendo gran parte della flotta inviata dal nipote di
Genghis Khan,
Kublai. Tali venti provvidenziali, battezzati
shinpu o
kamikaze (letteralmente "vento divino"), rafforzarono nei giapponesi la convinzione che il proprio paese fosse sacro e inviolabile, in quanto godeva della protezione dei
kami, gli dei. Non a caso, il nome kamikaze venne rinnovato sei secoli più tardi , riferendosi a quei piloti che, di fronte a una nuova invasione (quella americana), sacrificarono la propria vita per la stessa causa, ovvero la
salvezza della Nazione.

Q
uesto termine è, perciò, del tutto inadatto ad indicare il fenomeno dei combattenti suicidi islamici, in quanto si riferisce a un contesto storico-culturale e a situazioni del tutto diverse: i giapponesi, in fondo, agivano contro altri militari nell'ambito di una
guerra "regolare" mentre i combattenti islamici colpiscono civili generalmente in un contesto che definiamo
terrorismo, o "guerra non convenzionale". Nell'ultimo caso è quindi più appropriato parlare di
Shaid, termine arabo traducibile con "testimone" o "martire" e inquadrabile nella
Jihad (Guerra Santa). Va, infine, ricordata un'altra vistosa differenza tra i guerriglieri di Al Qaeda e i kamikaze nipponici: i primi credono che grazie ai loro atti possono risorgere in Paradiso, ovvero la dimensione reale descritta dal Corano; i secondi, invece, non si aspettavano affatto, dopo la morte, una vita in cui il loro sacrificio venisse premiato, ma di rinascere come spiriti presso il
tempio dei caduti di
Yasukuni Jinja (foto), a Tokyo, da cui continuare a vegliare sul destino e sulla rinascita collettiva del Paese.
3 commenti:
interessante!
i mini-sottomarini bomba si possono paragonare ai cosidetti "maiali" italiani. I piloti non erano suicidi ma erano missioni pericolosissime.
Finalmente qualcuno che si preoccupa di fare pulizia tra le banalità che tutti i giorni i media ci impongono...
Ciao!
KK
Grazie, apprezzo moltissimo questo complimento. Tuttavia , non basterebbero tutti i blog esistenti a purgare la nostra mente dalle oscenità imposte dai media. Ma almeno ci proviamo...
Ciao
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